La pizza Margherita è la più semplice ma anche la più amata dagli italiani, saldamente al primo posto della classifica, seguita da quella al prosciutto cotto e funghi e dalla capricciosa. È quella che quando arriva in tavola, profumata e fragrante, fa nascere subito un sorriso perché piace proprio a tutti.
Per questo Ciro di Maio, chef di Brescia, ha deciso di celebrare la Margherita, che nel 2024 ha compiuto 135 anni, come la pizza della felicità. Che non è un semplice slogan: grazie ai suoi ingredienti, questo simbolo della cucina italiana ci regala un surplus di serotonina, l’ormone del buonumore, come confermano i nutrizionisti.
Una passione, per il cibo genuino, preparato con cura e amore, che ha spinto lo chef, orgogliosamente di origine napoletana, a usare “l’arte bianca” come momento di aggregazione e integrazione in diverse iniziative sociali. Per aiutare chi cerca riscatto dopo una vita difficile o per insegnare ai ragazzi il potere benefico della condivisione, non quella virtuale ma fatta “con le mani in pasta”.
Com’è nata questa idea?
Mi è venuta proprio guardando i clienti del mio ristorante, le loro espressioni felici davanti alla pizza, soprattutto la classica Margherita. È la felicità che nasce dallo stare insieme, in famiglia, con gli amici e, in occasione proprio delle festività natalizie, dal ritrovarsi con le persone a noi care che vivono lontano. Che sia preparata in casa o gustata al ristorante, è un’occasione per riunirsi intorno a un tavolo, risveglia ricordi ed emozioni dell’infanzia, per molti un certo sapore di casa.
Perché proprio la Margherita?
Perché è quella che soddisfa anche i gusti più esigenti, è preparata con prodotti semplici, che, naturalmente devono essere di qualità; fondamentale poi la lievitazione lenta così come la cottura nel forno a legna. Ed è anche tra le più economiche, aspetto da non sottovalutare in questi tempi dove il costo della vita è aumentato per tutti.
Inoltre, lo confermano anche gli esperti di nutrizione, nella pizza Margherita ci sono diversi micronutrienti che fanno bene anche alle nostre emozioni: c’è, per esempio, il triptofano, un amminoacido essenziale presente nella mozzarella e nell’impasto, che viene utilizzato dal corpo per produrre serotonina, “l’ormone della felicità”.
Di solito ci si divide tra bordo alto e pizza sottile.
Preparazione e cottura sono fondamentali per ottenere un prodotto di qualità ma, mi piace sottolinearlo, la scelta è soggettiva, varia in base ai gusti personali. C’è chi ama la pizza croccante, chi quella dall’impasto più elastico, chi con il bordo spesso o, al contrario, sottile.
Io ritengo che se preparate con gli ingredienti giusti, tutte le varietà sono buone, anche se diverse, per esempio, dalle pizze che preparo io, che seguo la tradizione napoletana. L’ho mangiata buona in Egitto, così come a Dubai: certo è una versione particolare, ma le ho apprezzate comunque.
Una passione per il cibo che “dà felicità” che ami condividere grazie a progetti sociali dedicati ai più giovani.
Sì, ho voluto portare l’arte bianca tra i banchi dell’Istituto Alberghiero D’Este-Caracciolo di Napoli. Questa scuola si trova nel Rione Sanità, un quartiere che ricorda tanto l’ambiente in cui sono cresciuto, ed è molto attiva sul territorio, in quelle zone della città spesso problematiche; si propone di offrire ai suoi ragazzi le giuste opportunità per far emergere qualità e competenze anche in un contesto sfavorevole.
In particolare ho tenuto lezioni pratiche sul mondo della ristorazione ad alcune classi, spaziando dalla scelta degli ingredienti alla contabilità e alle stragegie di marketing.
Hai vissuto anche un’esperienza con i detenuti di un carcere...
Ed è stata una delle più belle che abbia mai fatto. Ha lasciato un segno, mi ha insegnato a non giudicare all’apparenza, a guardare oltre quello che vediamo; lì ho incontrato giovani e meno giovani che, alle spalle, hanno un vissuto difficile, hanno fatto sì degli errori ma sono pronti a cambiare. Anch’io ho attraversato momenti non facili prima di affermarmi con la mia attività. Vengo dalle case popolari di un comune vicino a Napoli e mio padre si è riscattato da un passato burrascoso. Per farlo si è impegnato in prima persona nel sociale, in particolare con i ragazzi e ho seguito il suo esempio.
Così all’inizio di quest’anno mi sono proposto alla direttrice del carcere di Canton Mombello (BS), nell’ambito di un progetto ideato in collaborazione con il Comune di Brescia. E ho tenuto corsi di preparazione di pizzeria napoletana ad alcuni detenuti accusati di reati minori, che avevano una pena breve da scontare. Ragazzi che, spesso, hanno difficoltà enormi nel reinserirsi nel mondo lavorativo, lo so per esperienza personale, ho visto molti amici finire male. Per questo ho deciso di impegnarmi in prima persona. Sono rimasto poi colpito dalla direttrice del penitenziario, Francesca Paola Lucrezi, per la sua attenzione ai reclusi, per il suo impegno nel dare una possibilità una volta usciti dal carcere, insegnando una professionalità.
I segreti per fare una buona pizza Margherita
Lievitazione: l’impasto va preparato il giorno prima e lasciato riposare per essere usato il successivo. In questo modo il lievito va a sfumare e si evitano problemi digestivi. Altrimenti, se lo si utilizza quando è ancora in fase di lievitazione, l’eccesso dei fermenti può provocare, in fase di digestione, quel tipico senso di gonfiore.
Cottura: preparata a casa, in una teglia grande, la temperatura ottimale del forno elettrico è di 250-260 °C per 15-18 minuti. Rende l’impasto croccante ma fragrante nello stesso tempo e, per farlo rimanere morbido al centro, basta non stendere troppo il panetto. Altrimenti diventa troppo sottile e rischia di bruciare.
Ingredienti: aggiungi prima il pomodoro, con un filo d’olio, perché deve cuocere un po’ di più. Dopo 10 minuti, quindi in un secondo momento, disponi la mozzarella che così rimane filante e mantiene le qualità organolettiche. Lascia cuocere per altri 5-6 minuti. Inoltre, a chi la prepara a casa, nel forno elettrico, lo chef consiglia anche di aggiungere un filo d’olio nell’impasto per rendere la pizza fragrante e croccante al punto giusto.
Pizza Margherita, i micronutrienti del benessere
Gli ingredienti della pizza Margherita portano in tavola, oltre al gusto, anche preziosi nutrienti. A partire dal triptofano presente, oltre che nella mozzarella, anche nell’impasto. «Questo aminoacido essenziale viene utilizzato dal corpo per produrre serotonina, un neurotrasmettitore che contribuisce al benessere e alla felicità», sottolinea lo chef.
I pomodori, invece, sono ricchi di licopene, un potente antiossidante della famiglia dei carotenoidi, che conferisce loro il caratteristico colore rosso. Insieme con il basilico vanta anche un buon apporto di vitamina A e C. Le aromatiche foglioline verdi della pianra, che completano il tricolore della pizza, utilizzate come condimento, sono note per le proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e digestive. Mentre l’olio d’oliva garantisce l’apporto di grassi buoni e vitamina E.
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