Sul banco del pescivendolo il pesce d'allevamento sarà sempre più diffuso rispetto al pesce pescato. La buona notizia per chi è attento a un'alimentazione naturale e biologica, che quindi esclude o limita l'uso di sostanze chimiche nei mangimi, è che anche in Italia si va diffondendo l’acquacoltura bio, che nel suo disciplinare proibisce l’utilizzo di antibiotici preventivi,
sostanze chimiche e ormoni per la riproduzione.
L’acquacoltura bio è nata ufficialmente nel 2008, anche se ancora è poco sviluppata in Italia. «Ci sono alcune realtà che iniziano a consolidarsi in Puglia, Calabria e Sardegna: producono principalmente branzini e orate e per le quantità ancora limitate riforniscono soprattutto i mercati locali» dice Fabrizio Capoccioni, biologo del Centro di Zootecnia e Agricoltura del CREA, il più importante ente italiano di ricerca agroalimentare. «Sono invece più affermati gli impianti di molluschicoltura bio nel nord Adriatico, con una produzione che riesce ad arrivare nei supermercati».
Con l’entrata in vigore della nuova legislazione europea sul bio, inoltre, saranno imposti controlli ancora più stringenti.
Come scegliere un pesce bio: occhio all’etichetta
Per acquistare un pesce bio in maniera più consapevole, ecco i consigli dell'esperto del CREA.
- Cerca la fogliolina verde “bio” in etichetta: anche pesci, molluschi e crostacei possono essere allevati con metodo biologico.
- Scegli preferibilmente prodotti ittici italiani ed europei: sono sottoposti a controlli più stringenti lungo tutta la filiera.
- Chiedi al rivenditore, ma anche al ristorante, di indicarti il nome dell’allevamento da cui proviene il pesce: quasi tutti quelli italiani hanno un sito web dove puoi informarti in modo trasparente sui metodi di allevamento.
- Guarda se riporta la dicitura “antibiotic free”, ovvero se il pesce è stato allevato senza uso di antibiotici lungo tutto il ciclo di vita: sono sempre più numerose le realtà italiane ed europee che offrono questo plus a garanzia di una maggiore sostenibilità.
Carta d’identità dei molluschi bio
Ecco invece le caratteritische per distinguere i molluschi bio.
- Possono essere allevati solo in aree marine estremamente pulite e controllate, di classe A in base a criteri microbiologici fissati dalla normativa comunitaria o in zone di stato ecologico buono o elevato secondo normative di qualità ambientale.
- Nel caso dei molluschi bivalvi (cozze, vongole) può essere usato seme selvatico raccolto al di fuori dell’unità di produzione a condizione che non siano arrecati danni all’ambiente, oppure seme prodotto da schiuditoi certificati biologici.
- La produzione di molluschi bivalvi bio è praticata in aree delimitate da paletti o altri segni visibili ed è eventualmente racchiusa in sacche di rete, gabbie o altri manufatti. Devono essere usati, ove possibile, materiali alternativi alla plastica come la canapa.
- La densità di allevamento non può essere superiore a quella usuale nella produzione di molluschi non biologici. Gli organismi incrostanti sono rimossi a mano o con mezzi fisici ed eventualmente rigettati in mare a debita distanza.
- In base alla classificazione delle acque, i molluschi posso essere immessi direttamente sul mercato (classe A) o previa stabulazione in impianti dedicati (classe B o C) per un tempo che varia con la concentrazione del batterio E.coli nel prodotto.
LEGGI ANCHE: Il pesce sarà sempre più di allevamento: ma è sicuro?