Nutrizione clinica, un aiuto ai muscoli: cos’è e a cosa serve

Quando la normale dieta non basta oppure è impossibile da seguire, per esempio in caso di malattie in cui le persone hanno difficoltà ad alimentarsi, viene in aiuto la nutrizione clinica



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Quando si affronta una malattia, riuscire a mantenere una buona massa muscolare è cruciale per velocizzare la guarigione, migliorare la prognosi e ridurre la tossicità delle terapie, favorendo una buona risposta dell'organismo. Oltre a garantirci l’indipendenza fisica, infatti, il muscolo rappresenta un tessuto di deposito estremamente importante, in cui vengono stipati nutrienti preziosi per l’economia dell’intero organismo.

Dell’argomento si è parlato al congresso ESPEN 2024 (European Society for Clinical Nutrition and Metabolism), uno degli eventi annuali più importanti nel campo della nutrizione clinica e del metabolismo, a cui ha partecipato Danone all’interno del simposio satellite promosso dal brand Nutricia “La muscolatura nell’arco della vita adulta: impatto sugli esiti del cancro oggi e sul rischio di fragilità domani”.

A portare un contributo è stato il professor Emanuele Cereda, specialista in nutrizione clinica e dietetica dell’IRCCS Policlinico San Matteo Foundation di Pavia, che ha posto l’attenzione sull’importanza della nutrizione clinica, ovvero interventi nutrizionali precoci e mirati per supportare la massa muscolare, migliorare gli esiti dei trattamenti (come quelli per il cancro) e ridurre il rischio di fragilità e dipendenza negli anni successivi.

Il legame tra massa muscolare e difese

«Una muscolatura funzionalmente attiva e quantitativamente competente è un patrimonio di efficienza, sia in termini fisici sia immunitari», evidenzia il professor Cereda. «Infatti, nelle situazioni di stress acuto, come le malattie, abbiamo una grande necessità di quegli amminoacidi che sono depositati proprio nei muscoli e che servono a costruire le proteine utili per fronteggiare varie esigenze del corpo».

Nel caso delle patologie, l’entità dello stress dipende dal carico di infiammazione a cui queste si accompagnano, perché – oltre a debilitarci – è proprio l’infiammazione a collaborare nella distruzione della massa muscolare.

In alcune malattie si sviluppa un'avversione verso il cibo

«In malattie complesse come quelle oncologiche, viene compromessa anche la capacità di alimentarsi in modo adeguato, perché il tumore stimola nell’organismo la produzione di una serie di sostanze che pregiudicano la corretta percezione dei sapori e inducono un’avversione verso il cibo», spiega l’esperto.

«Inoltre, la stessa massa tumorale può interessare zone del corpo che impediscono una nutrizione adeguata oppure richiede trattamenti che, a loro volta, impattano negativamente sull’alimentazione, magari per colpa di alterazioni sensoriali, disturbi gastrointestinali o mucositi orali».

Risultato: se consumiamo più energia per difenderci, ma ne introduciamo di meno, si innesca un deperimento fisico, anche a livello muscolare.

L'importanza di uno stile di vita sano

Per affrontare le malattie è fondamentale prendersi cura della massa muscolare nel corso di tutta la vita, anche da “sani”. Come fare? «Dobbiamo mantenerci attivi ed evitare la sedentarietà, ma anche seguire un’alimentazione di qualità», raccomanda il professor Cereda. «Eccetto nel caso di problematiche d’organo che lo sconsiglino, è importante soddisfare la giusta quota proteica: un adulto sano dovrebbe introdurre almeno 1,2 grammi di proteine per ogni chilo di peso corporeo al giorno».

Attenzione a non confondere le proteine con il peso dell’alimento: per esempio, 100 grammi di carne magra non corrispondono a 100 grammi di proteine, ma solo a 18-22 grammi.

«L’ideale sarebbe distribuire il quantitativo generale di proteine in tre pasti al giorno, in modo da suddividerle nell’arco della giornata e impattare di più sulla salute del muscolo», aggiunge l’esperto. «Ovviamente le proteine di origine animale sono quelle più nobili, ma non dobbiamo sottovalutare neppure quelle vegetali, a patto di alternarle alle prime e bilanciarle bene».

Cos’è la nutrizione clinica

In corso di malattia, quando la normale alimentazione non basta più oppure non è possibile, viene in aiuto la cosiddetta nutrizione clinica, la disciplina che si occupa di ottimizzare lo stato di nutrizione, salute e funzionalità del paziente.

Negli ultimi anni, sono aumentate le aziende che hanno investito in questo ambito, elaborando prodotti completi dal punto di vista nutrizionale e capaci di fornire un adeguato apporto di proteine (di alta qualità) in combinazione con altri micronutrienti importanti per il muscolo (come la vitamina D).

«Siccome non tutti i pazienti gradiscono o possono assumere le stesse consistenze, ci sono prodotti in forma liquida, altri che ricordano un budino, altri cremosi. E si può scegliere fra tanti gusti», illustra l’esperto.

C’è addirittura il gusto neutro, che si può impiegare all’interno delle ricette di ogni giorno, ad esempio per arricchire un frullato a colazione o una vellutata a pranzo.

«Questo risulta prezioso soprattutto per i pazienti oncologici, in cui si è osservato che preservare la massa muscolare si traduce in una maggiore sopravvivenza e in una maggiore tolleranza ai trattamenti chirurgici, chemioterapici e radioterapici», conclude l’esperto.

«Maggiore tolleranza non significa solamente minori effetti collaterali e migliore qualità di vita, ma anche poter praticare e portare a termine quelle terapie, il cui potere curativo è fondamentale».


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