Mangiare insetti: sono buoni e sicuri? Rispondono gli esperti

Ma voi li mangiate gli insetti? Lo abbiamo chiesto ai nostri esperti perché, anche in Italia, troveremo sugli scaffali i novel food prodotti con farina di grillo, locusta, larve e vermi. Sono buoni? E sicuri? Ecco cosa ci hanno risposto



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A fine 2023 hanno avuto il via libera anche nel nostro paese e così pane, biscotti, barrette, prodotti da forno, pasta ma anche pizze, minestre e bevande tipo birra potranno essere prodotti con farine ricavate dagli insetti, in forma congelata, essicata o in polvere; niente scarafaggi ma sì a larva gialla, locuste, grillo domestico e verme della farina minore. Come avviene nel resto d’Europa.

Pensando alla materia prima, questo novel food non appare propriamente appetibile visto che, abituati all’estetica della spiga dorata che si trasforma in pane, questi animaletti possono suscitare qualche remora. Che va di pari passo con il gusto e anche la sicurezza alimentare di un ingrediente “sporco di terra”. Abbiamo così chiesto a quattro dei nostri esperti un parere al riguardo: tutti concordano nel ritenerlo una valida e più sostenibile alternativa proteica e rassicurano in merito ai rischi per la salute.

Tecniche di allevamento e produzione sono state infatti validate dall’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare. Perciò, a tutela del consumatore, anche rispetto al rischio allergie, le confezioni di questi prodotti dovranno riportare la tipologia dell’insetto, con nome scientifico ma anche il termine in italiano, le quantità utilizzate e il paese d’origine. Inoltre, la presenza di queste farine dovrà essere evidenziata in grassetto perché contiene un potenziale allergene.


  • Il parere del tecnologo alimentare Giorgio Donegani

Amo i grilli, le larve decisamente no

Li ho assaggiati per la prima volta in Nevada nel 2013, in uno di quei drugstore per la sosta che si trovano lungo le highway americane. Grilli essiccati, forse fritti, e vermi aromatizzati alla paprika e alla cipolla, in formato snack. I grilli mi sono piaciuti subito, da quel momento ho continuato a mangiarli appena ne ho avuto l’occasione, per esempio in Svizzera dove sono in vendita già da tempo. Sono croccanti, uno tira l’altro.

Sulle larve ho avuto qualche problema in più, soprattutto per la consistenza. Senza notare particolari differenze di gusto, ho poi assaggiato ottime polpette in cui la farina di grillo era miscelata con il pan grattato e anche torte salate preparate con un mix di quella di grano e insetti. Come sarà per gli alimenti presto in vendita, prodotti con una miscela di semole, per cui sull’etichetta dovranno essere indicate le diverse percentuali utilizzate. Sottolineo che questo “novel food” è una fonte proteica di alto valore biologico e, soprattutto, con un basso impatto ambientale. Ecco perché la Fao sostiene la diffusione di questi alimenti che, se ci pensiamo, milioni di persone consumano da tempo, quindi già testati e ben tollerati dall’organismo umano.

Li considero alimenti sicuri perché, per poter essere commerciati nella UE, devono superare una serie di rigorosi controlli per la sicurezza alimentare che valutano la provenienza e i metodi di allevamento, i processi di produzione e anche il rischio di allergie. In Italia avremmo inoltre l’ambiente adatto per allevare la materia prima, quindi potrebbero diventare anche un’opportunità di crescita produttiva.


  • Il parere dell'agronomo Daniele Paci

Mai provati ma mi incuriosiscono

Non ho ancora avuto occasione di assaggiarli, né i grilli veri e propri né i prodotti a base di farine di insetti. Mi incuriosiscono molto, anche perché alcuni produttori che conosco, che stanno utilizzando questo novel food, riferiscono che ha un retrogusto di nocciola.

Sicuramente, all’interno di un’economia circolare, l’allevamento e l’utilizzo degli insetti nell’industria alimentare offre indubbi vantaggi: si ottiene la stesso apporto proteico della carne di un vitello ma con un risparmio pari a 10 volte in meno in termini di risorse. Non solo, dato che questi animali si nutrono di scarti, si potrà evitare lo spreco dei sottoprodotti di alcune lavorazioni, come per esempio le trebbie di birra oppure la sansa di olive. A mio parere, anche in futuro, più che sgranocchiare grilli & Co., li utilizzeremo come ingredienti, come sta appunto avvenendo con le farine da poco introdotte nel nostro mercato alimentare.

Del resto, si tratta solo di abituarsi all’idea e di sperimentare, così come in passato è successo per esempio con le alghe, oggi protagoniste del popolare sushi. Da un punto di vista agronomico, rispetto all’allevamento, è interessante sapere che, nel nord Europa, dove già esistono, ci si sta indirizzando più verso la larva gialla. Rispetto ai grilli, ha una resa maggiore, una mortalità più bassa e richiede un minor investimento, in termini di cure per ambiente, temperatura e luce e non occorre attendere il completo sviluppo dell’animale adulto.


  • Il parere della nutrizionista Flavia Bernini

Non li sostituirò alla carne

Ho provato una barretta a base di farina di camole, spinta dalla curiosità professionale verso questo alimento che non era mai entrato sul mercato europeo. Devo dire buona, ma non mi aspettavo che non lo fosse perché la formulazione in farina all’interno di uno snack al cioccolato permette di ottenere prodotti facilmente appetibili.

Dal punto di vista nutrizionale, la farina di insetti è un’ottima fonte di proteine nobili, ossia dall’alto valore biologico, oltre che di fibre, calcio, vitamina B12, ferro e fosforo. Ma non penso che, in futuro possa sostituire del tutto la carne. Più che altro per un fattore culturale. In inglese si dice “yuck factor” che potremmo tradurre con “fattore bleah”, quella sorta di repulsione all’idea di mangiare un insetto. Vedo molto lontano il giorno in cui sceglieremo di mangiare un fritto misto di cavallette e grilli al posto di una fiorentina.

Di certo l’impatto ambientale legato alla produzione di carne non può più essere sottovalutato e l’introduzione di fonti proteiche alternative è il futuro. Credo che attualmente la direzione più concreta consisterà nell’impiegare la farina di insetti prevalentemente come mangime per gli animali riducendo così l’importazione della soia, la cui coltivazione ha un peso importante a livello ecologico.


  • Il parere dell'esperto di cure naturali Luigi Torchio

Non li assaggerò mai

Per scelta etica non ho mai assaggiato e né assaggerò grilli o altri insetti, nemmeno sotto forma di ingredienti: sono vegano da molti anni. Da medico e nutrizionista concordo che, come la carne, sono un alimento fonte di proteine complete perché presentano tutti gli aminoacidi essenziali; però, a parità di peso, ne sono percentualmente più ricchi. Inoltre, dal punto di vista produttivo, l’allevamento di questi animali ha un minor impatto ambientale, con notevole risparmio energetico, idrico e di emissioni di CO2.

Attenzione però: l’esoscheletro degli insetti, per intenderci la pelle coriacea che li riveste, è composto principalmente da chitina, un potenziale allergene. Sostanza che li accomuna ai crostacei. Inoltre, è un alimento a cui il nostro apparato digerente non è “storicamente” abituato, quindi potrebbe risultare di difficile digestione.

Consiglio poi al consumatore di leggere sempre con attenzione l’etichetta dei prodotti a base di queste nuove farine, che devono essere indicate in modo chiaro e comprensibile, e non solo in termini scientifici. Inoltre, gli stessi prodotti devono essere ben indentificabili sugli scaffali.



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