Malattie autoimmuni: il ruolo della corretta alimentazione

Sono circa 5 milioni le persone in Italia a cui è stata diagnosticata una malattia autoimmune. Il libro di un esperto di nutrizione naturale con i consigli per placare lo stato infiammatorio attraverso l’alimentazione



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di Manuela Porta 

A circa 5 milioni di persone in Italia è stata diagnosticata una malattia autoimmune. Di queste, quattro pazienti su cinque sono donne, affette soprattutto da artrite reumatoide, Lupus sistemico (Les), sindrome di Sjogren e sclerosi sistemica.
Le malattie autoimmuni individuate a oggi sono circa un centinaio e ogni anno le nuove diagnosi in Europa sono mediamente di 4mila ogni 100mila abitanti, secondo l'Istituto Superiore di Sanità.

Prima degli anni ’50 la letteratura confermava solo i casi sporadici, mentre è evidente che nell’ultimo secolo siano aumentati a dismisura. Tali patologie sono caratterizzate da una reazione immunitaria contro le cellule e i tessuti del nostro stesso organismo, cellule impazzite che non rispondono più ai loro compiti.


Un libro sulle malattie autoimmuni

297438Tra le malattie autoimmuni più comuni ci sono la celiachia, il diabete mellito di tipo 1, le malattie infiammatorie intestinali (morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa), la vitiligine, la sclerosi multipla, la psoriasi, l’artrite reumatoide, il Lupus, la spondilite anchilosante, la tiroidite autoimmune.

Paolo Giordo, neurologo, omeopata ed esperto di nutrizione naturale, nel suo ultimo libro Le malattie autoimmuni. Come affrontarle e prevenirle con l’alimentazione e giusti integratori (Terra Nuova Edizioni) spiega come le innumerevoli tossine ambientali a cui veniamo esposti quotidianamente, le infezioni contratte e i farmaci, abbiano sbilanciato le risposte adattive del nostro organismo, alterando la comunicazione che le nostre cellule hanno tra loro.

L’essere umano nel corso del tempo si è trovato obbligato a dover adattare il proprio organismo a stimoli ambientali in mutazione, mettendo il proprio sistema immunitario in uno stato di continuo affanno. La reazione autoimmune diventa una risposta adattiva proprio al mutare dell’ambiente, all’inquinamento, allo stile di vita personale, alle abitudini alimentari, all’atteggiamento psicologico, allo stress e alla capacità di gestirlo, tutte concause che, al di là degli aspetti genetici e/o familiari, incidono enormemente sul manifestarsi della patologia.

Malattie autoimmuni, il comune denominatore

Esiste un elemento caratteristico delle malattie autoimmuni, cioè una condizione di infiammazione dell’organismo conseguente all’aggressione autoimmune stessa, con sintomi vari a seconda della parte del corpo interessata. Tante le concause aggiunte a quelle iatrogene, cioè derivanti da un utilizzo errato o eccessivo di farmaci. Non conoscendo la causa specifica, infatti, la terapia delle malattie autoimmuni è stata basata su farmaci immunodepressori o potenti antinfiammatori come il cortisone che devono essere assunti per tempi molto lunghi.

Uno sguardo importante va invece dedicato all’alterazione della barriera intestinale che dà l’avvio al meccanismo dell’autoimmunità. Un'alimentazione corretta preserva la salute del microbiota intestinale sano e può essere integrata con probiotici e prebiotici adattati individualmente.

Un'alimentazione ad hoc

Al di là, quindi, delle cause famigliari e genetiche e delle concause, l'esperto spiega come intervenire in supporto e prevenzione, attraverso l’alimentazione, per placare quello stato infiammatorio che è, come abbiamo visto, la prima caratteristica delle patologie in questione.

«Un’alimentazione corretta è fondamentale non solo per contrastare l’infiammazione sistemica, - spiega Giordo - ma anche per garantire un buono stato di salute. La nostra dieta occidentale, piuttosto sbilanciata, incide sull’aumento del tessuto grasso, per meglio dire sulle cosiddette adipochine, prime responsabili di uno stato infiammatorio silente che può, però, influenzare i linfociti T-reg favorendo una reazione autoimmune».

Il primo passo, quindi, è diminuire l’apporto calorico, meno quantità, più qualità: più alimenti sani, di stagione e naturali, cioè non elaborati industrialmente, ricchi di additivi, coloranti, dolcificanti, grassi idrogenati...

Il secondo passo per ridurre il tasso infiammatorio consiste nel tenere sotto controllo il carico glicemico eliminando gli alimenti infiammatori e introducendo cibi antiossidanti che regolino l’equilibrio del microbiota intestinale. Un sistema immunitario sano e equilibrato non può fare a meno di un microbiota ben bilanciato.


Cibi sì e cibi no

Riduciamo i cereali raffinati dando spazio a quelli integrali e privi di glutine e ai cibi vegetali, freschi, biologici, privi di conservanti, antiinfiammatori per eccellenza.

Sì, a tutte le tipologie di ortaggi, ai legumi, ai frutti e ai semi oleosi, al pesce azzurro.
Consumiamo con parsimonia le solanacee (pomodori, patate, melanzane, peperoni) poiché, se la barriera intestinale ha perso la propria funzione di filtro, il carico infiammatorio aumenta per la presenza di citochine che creano disbiosi e ipermeabilità.


Depurare l'organismo dalle infiammazioni

Iniziamo con un ciclo di 30 giorni consumando ortaggi freschi frutta di stagione: avocado, tuberi, alimenti fermentanti, oli vegetali e infusi di erbe. Saltuariamente aggiungiamo pesce e riso integrale.

Banditi in questo periodo detox: uova, latticini, solanacee, carne, alcolici, caffè, oli idrogenati, zuccheri raffinati e additivi alimentari. Gli insaccati e i latticini meglio limitarli in genere, prediligendo Parmigiano Reggiano stagionato 36 mesi.
Il reinserimento dei singoli alimenti, uno alla volta a distanza di 5 giorni, avverrà partendo dai cereali senza glutine, diversi dal riso (grano saraceno, miglio, quinoa, amaranto) e da piccole quantità di carne bianca biologica e uova.

Importante sottolineare, però, che ogni malattia autoimmune può variare in ogni singolo individuo e così la dieta deve essere studiata ad hoc pur limitando proteine animali, zuccheri e sale, che aumentano lo stato di infiammazione generale.

«La medicina fondamentalmente è educazione alla conoscenza del proprio corpo e alla prevenzione prima ancora che cura. Il nostro scopo è quello di aumentare la consapevolezza che conduce inevitabilmente a una scelta personale», conclude Giordo.


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