Si fa presto a dire latte. Da qualche anno, confrontando le diverse proposte sugli scaffali di negozi e supermercati, è sempre più complicata la scelta del brick migliore. Fra le novità in commercio c’è il latte fieno, un latte proveniente da mucche alimentate prevalentemente con mangimi freschi oppure conservati secchi, come erba o fieno, e solo in minima parte con leguminose e cereali, senza l’utilizzo di sottoprodotti agroindustriali o di mangimi fermentati e OGM, legati solitamente a forme di allevamento intensive.
«Un po’ come accade per il biologico, affinché questo prodotto possa fregiarsi della dicitura “latte fieno”, è indispensabile che le aziende ottengano la certificazione e rispettino un preciso disciplinare di produzione, regolamentato per legge», spiega la dottoressa Laura Lodi, dietista presso il Poliambulatorio Chirurgico Modenese.
Il faro in materia è il Regolamento di esecuzione (UE) 2016/304 della Commissione del 2 marzo 2016, che mette nero su bianco obblighi e divieti a carico degli allevatori.
Cosa significa STG
In etichetta, di fianco alla dicitura “latte fieno”, troviamo la sigla STG, che sta per Specialità Tradizionale Garantita: si tratta di un marchio di origine introdotto dall’Unione europea per tutelare specifiche produzioni caratterizzate da composizioni o metodi tradizionali.
A differenza di altre certificazioni della qualità europea, come DOP (Denominazione di Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta), la Specialità Tradizionale Garantita non esprime un collegamento a una particolare area geografica: l’importante è rispettare un disciplinare di produzione.
Quali sono i benefici del latte fieno
Derivando da mucche che si nutrono di erba fresca dei prati (in primavera e d’estate) o di fieno (durante l’autunno e l’inverno), questo latte offre un gusto pieno e genuino.
«Le caratteristiche organolettiche si mantengono anche nei derivati, come latticini e formaggi, perché il sapore del latte fieno tende a essere più gradevole rispetto a quello che deriva dalle produzioni intensive», assicura la dottoressa Lodi. «Inoltre una tesi di laurea dell’Università di Vienna ha dimostrato che il latte fieno contiene circa il doppio di acidi grassi Omega-3 e di acidi linoleici correlati rispetto al latte comune».
Grazie al potere antinfiammatorio e antiossidante, questi acidi grassi – famosi perché presenti nel pesce – hanno ampiamente dimostrato un effetto protettivo contro patologie cardiovascolari, neurologiche e oncologiche, oltre a sindromi metaboliche e iperinsulinemia.
«Al momento, invece, non ci sono studi conclusivi sulle altre caratteristiche, anche se possiamo supporre che un’alimentazione naturale degli animali e condizioni di allevamento migliori possano incidere su qualche altro componente non ancora analizzato», commenta l’esperta.
Come usare il latte fieno
Nonostante la migliore qualità, il latte fieno va consumato nelle medesime quantità raccomandate per la versione tradizionale: 2-3 porzioni al giorno di latte e yogurt, a cui se ne possono aggiungere 2-3 di formaggio. A grandi linee, per porzione si intendono 125 ml nel caso del latte, 125 g per lo yogurt, 100 g per i formaggi freschi e derivati da siero (come ricotta o mozzarella), 50 g per i formaggi stagionati.
«L’unica pecca può essere il prezzo, superiore rispetto al latte comune», conclude la dottoressa Lodi. «Per il produttore ha un costo mantenere la certificazione e, in generale, il tipo di allevamento necessità di più attenzioni o di spazi maggiori. Di conseguenza, il produttore ha meno animali rispetto al solito, che vivono in condizioni migliori, ma in totale l’allevamento produrrà sicuramente meno latte rispetto a quello che potrebbe produrre tenendo un allevamento più intensivo. In generale, ci sono pochi produttori di questo tipo e meno acquisti di questo prodotto, quindi è normale che il latte fieno costi di più».
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