Ne parliamo spesso perché è privo di glutine. Ma non è questo l’unico motivo per inserire il grano saraceno nella dieta. Coltivato sin dal medioevo nel Nord Italia (la sua farina serve per preparare i tradizionali pizzoccheri della Valtellina) non può essere considerato un vero cereale. Infatti, non appartiene alla famiglia delle graminacee (come il frumento, il mais, il riso), bensì a quella delle poligonacee (insieme al rabarbaro).
«Si distingue dai chicchi più comuni per l’elevato valore biologico delle sue proteine, che contengono gli aminoacidi essenziali in proporzioni ottimali», esordisce il dottor Leopoldo Cervo, biologo nutrizionista a Trieste.
«È quindi molto indicato per chi mangia solo alimenti di origine vegetale, che hanno in genere un profilo proteico non ottimale». Il classico abbinamento di cereali e legumi è consigliato proprio per compensare le carenze di aminoacidi essenziali di ognuno di questi cibi.
Per ossa forti e umore al top
«Il grano saraceno è fonte, in particolare, di lisina e di triptofano. La prima aumenta la capacità dell’organismo di assorbire il calcio (fondamentale per la robustezza delle ossa) e di sintetizzare il collagene (necessario per l’elasticità della pelle).
Il secondo è un precursore della serotonina (il nostro ormone del benessere), che migliora la qualità del sonno e il tono dell’umore», spiega l’esperto.
Inoltre, questo semicereale è una generosa fonte di zolfo, essenziale per la costruzione e il mantenimento del tessuto connettivo, e di sali minerali, che stimolano la diuresi e aiutano a combattere la ritenzione idrica. Non ti resta allora che provarlo. «Preferibilmente in versione integrale», suggerisce il dottor Cervo.
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Articolo pubblicato sul n.4 di Starbene in edicola dal 09/01/2018