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Com’è buona e sana la frutta dimenticata

Ricca di vitamina C e antiossidanti è protagonista di tante sagre autunnali. Vale la pena conoscerla meglio

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Non sono in via d’estinzione solo alcune specie animali. Corrono questo rischio anche diversi frutti. Come l’albicocca di Scillato, nel parco siciliano delle Madonie, o il fico monnato di Prignano, nel Cilento, che troviamo in questa stagione e fanno parte dei 39 presidi di Slow Food, l’associazione no profit impegnata a sostenere le piccole produzioni locali che rischiano di scomparire.

Ma ce ne sono anche diversi altri, classificati con il nome di “frutti minori”, come le giuggiole, i corbezzoli o le corniole, che crescono spontanei nella macchia mediterranea o nei boschi della nostra penisola. Oppure che vengono coltivati a livello familiare nelle terrazze e nei giardini.


SCONOSCIUTI E SALUTARI

A tutti questi prodotti Casola Valsenio, un comune in provincia di Ravenna, dedica tutti gli anni, il secondo e terzo weekend di ottobre (13-14 e 20-21), la Festa dei Frutti Dimenticati, che propone diversi eventi gastronomici (info: proloco-casolavalsenio.blogspot.com).

 «Il consumo di questi frutti è ridotto perché si tratta di specie rustiche che, maturando in periodi specifici dell’anno, coprono una piccola stagionalità e non conviene coltivarli in maniera intensiva», spiega Nicoletta Bocchino, biologa nutrizionista a Brindisi. «Eppure vanno riscoperti e salvaguardati per le loro importanti proprietà. In primo luogo per la grande ricchezza di vitamina C, una caratteristica nutrizionale che li accomuna quasi tutti e che li rende ottimi per potenziare le difese».

Con l’aiuto della nostra esperta scopriamo le diverse varietà, con le relative proprietà per il benessere dell’organismo.

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Corniola

(67 CAL. PER 100 G)

Tutti i frutti “minori” sono presenti soprattutto nel Sud Italia. Fa eccezione la corniola, che si trova invece nelle zone settentrionali. Contiene antiossidanti, come i flavonoidi e gli antociani, ed è ricca di fibre e di sali minerali, come ferro, zinco, potassio e manganese.

«Ha una spiccata azione protettiva contro i radicali liberi e regolarizza il colesterolo nel sangue», sottolinea la nutrizionista. «Inoltre, agisce sull’apparato cardiovascolare. Ed è un toccasana per le emorroidi: prepara un decotto con qualche cucchiaio della sua corteccia e applicalo sulla zona, il senso di sollievo sarà immediato».

La corniola è anche un detossificante del fegato e favorisce il funzionamento dell’apparato gastrointestinale. In particolare, per il suo alto contenuto di tannini dall’effetto astringente, è indicata contro la diarrea

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Mela cotogna

(55-57 CAL. PER 100 G)

È la mela in assoluto più ricca di vitamina C (14 mg in un etto). Inoltre, contiene vitamine B1, B2, B3, B5 e B6, folati (utili in gravidanza per prevenire la spina bifida) e fibre che favoriscono la digestione e il senso di sazietà. È anche un concentrato di antiossidanti che modulano il sistema immunitario, come le procianidine e i tannini.

«A causa di questi ultimi, però, se consumata cruda “allappa”, cioè dà quella sensazione di legare i denti», avverte la nostra esperta. «Con la cottura invece i tannini vengono “liberati” e non si sente più il loro sapore aspro in bocca». Così facendo va tuttavia persa pure la preziosa vitamina C.

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Corbezzo

(76 CAL. PER 100 G)

I frutti di questa pianta cespugliosa, tipica della macchia mediterranea, sono una buona fonte di vitamina E, che è molto utile contro i radicali liberi. Contengono anche pectina, una fibra che regola l’attività intestinale. In più, hanno un’azione diuretica e abbassano la pressione sanguigna.

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Carruba

(200 CAL. PER 100 G)

È un baccello con all’interno dei semi, prodotto da una pianta mediterranea (il carrubo) che in Puglia è protetta. La carruba contiene antiossidanti, vitamine E e K e sali minerali. Ed è più proteica degli altri frutti e più ricca di fibre.

«Per quest’ultima caratteristica la sua farina viene utilizzata per contrastare l’assorbimento del colesterolo», puntualizza la dottoressa Bocchino. «Altro vantaggio di questo frutto in via d’estinzione: è molto buono, il suo sapore è simile a quello del cacao». 

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Giuggiola

(78-80 CAL. PER 100 G)

Oltre alle fibre, alle vitamine A, B1, B3 e B6 e ai sali minerali, è fonte di acidi grassi “buoni”, in particolare di acido linoleico, della famiglia degli Omega 6. Una curiosità: si usa affermare “sono in brodo di giuggiole” per indicare una grande contentezza. Questo modo di dire deriva dal fatto che un tempo, con le giuggiole, si usava preparare un liquore poco alcolico, ma dal gusto così dolce e gradevole che dava grande piacere a chi lo beveva.


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Articolo pubblicato sul n. 40 di Starbene in edicola dal 18/9/2018

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