OLIO DI COLZA
La sua produzione, a livello mondiale, è seconda soltanto a quella dell’olio di palma e di soia: è un olio raffinato, che si ricava dai semi della Brassica napus (nome scientifico della colza). In Italia è destinato ai cibi industriali: lo trovi negli alimenti pronti, come biscotti, brioche, grissini, dolci, creme spalmabili, zuppe, sottoli e alcuni surgelati. Nel Nord Europa e negli Stati Uniti, invece, è molto usato anche per cucinare.
Contiene il tossico acido erucico
Il problema non è rappresentato dai grassi saturi, che sono pochi (circa l’8%, in particolare l’acido palmitico e lo stearico): «Quello di colza è un olio poco sano perché il processo di raffinazione ossida i grassi polinsaturi e li trasforma in trans (che, nell’organismo, favoriscono i processi infiammatori) e, soprattutto, perché contiene quantità elevate di acido erucico (fino al 60%), un grasso monoinsaturo potenzialmente tossico per fegato e cuore», nota la dottoressa Esposito. In Italia l’acido erucico è ammesso a concentrazioni non superiori al 5% (per questa ragione si usa soprattutto l’olio di varietà canola, derivato da alcune specie selezionate di colza, che hanno un contenuto compreso tra 0,3% e 1,2%), ma quest’olio è talmente diffuso che il rischio di abusarne è alto.
E' in gran parte Ogm
Colza e canola utilizzate dall’industria alimentare sono in gran parte Ogm: i principali produttori, infatti, sono il Canada, l’India e il Pakistan, Paesi in cui le coltivazioni transgeniche sono diffuse.