di Valentino Maimone
Fegato affaticato o “grasso”, ma anche calcoli alla colecisti, digestione difficile e intestino irregolare. Ogni anno 300mila italiani risolvono questi problemi depurandosi con l’acqua: non una qualunque, ma quella con proprietà curative, che puoi trovare soltanto nei centri termali specializzati in cure idropiniche.
«Sono trattamenti che consistono nel bere l’acqua terapeutica a intervalli regolari e per un preciso periodo di tempo», sottolinea Andrea Rapaccini, direttore sanitario delle Terme di Chianciano.
«L’acqua che si usa per disintossicare l’apparato epatobiliare è molto ricca di minerali, in particolare bicarbonato, zolfo, calcio e magnesio. Non può essere bevuta normalmente e va assunta secondo regole precise che il medico del Centro termale adatta alle esigenze del paziente al termine della visita».
UN CICLO DI “LAVAGGI INTERNI”
La cura standard di solito dura 12 giorni: «Nei primi 6, si bevono fino a 4 bicchieri da 100 ml a distanza di 5-10 minuti l’uno dall’altro, al mattino appena svegli e a digiuno», precisa Rapaccini. Si procede per gradi: il primo giorno solo un bicchiere, per salire man mano fino a 4 il sesto. Dal settimo le dosi scalano fino a tornare a un bicchiere.
Come agiscono queste acque? Riequilibrano e restituiscono puntualità all’intestino, aumentando anche la funzionalità del fegato. Agiscono sulla cistifellea, migliorando la produzione di bile, indispensabile per sciogliere i grassi. Poiché hanno caratteristiche antiacide, inoltre, sono efficaci nel combattere il reflusso gastrico».
Già alla fine del primo ciclo i risultati sono evidenti. Ma se ne possono comunque fare altri 2-3 nel corso dell’anno: «Li consiglio ai cambi di stagione, ma sempre con un intervallo minimo di 3-4 mesi», conclude il dottor Rapaccini.
Le cure idropiniche nei centri termali sono convenzionate con il Servizio sanitario nazionale: «Basta la prescrizione del medico di famiglia per avere diritto, pagando solo il ticket, a un ciclo di 12 giorni in una struttura italiana».
IL TOP? AGGIUNGERE IL FANGO TERMALE
Alla terapia idropinica si associa spesso anche quella con i fanghi, l’idrofangobalneoterapia. «Serve a sfruttare le proprietà Il top? Aggiungere il fango termale curative del fango ricavato dall’argilla “maturata” nell’acqua termale, e applicato all’altezza del fegato alla temperatura di 48 °C», spiega il dottor Andrea Rapaccini.
«La sua azione è soprattutto antinfiammatoria e decongestionante, perfetta per il fegato sovraffaticato, ma raccomandata anche in caso di patologie delle vie biliari o dell’apparato digerente». Ogni ciclo dura 6 giorni e prevede un’applicazione al giorno.
GLI INDIRIZZI
Ecco tre centri termali fra i più noti per le cure dell’apparato epatobiliare.
- Terme di Boario: termediboario.it
- Terme di Chianciano: termechianciano.it
- Terme di Montecatini: termemontecatini.it
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Articolo pubblicato sul n. 11 di Starbene in edicola dal 28/02/2017