L'etichetta è diventata una sorta di curriculum vitae degli alimenti. Ti abbiamo già proposto una guida dalla A alla Z per leggerla bene e chiarirti tutti i dubbi davanti allo scaffale del supermercato. Ora ci soffermiamo su cosa dice la legge in materia di alimenti freschi.
Al banco dell’ortofrutta
Con la sola eccezione dei coltivatori diretti, chi vende verdura e frutta fresche è tenuto a etichettare i prodotti. Le indicazioni obbligatorie, da indicare in un cartellino sopra la cassetta o la confezione, sono: la varietà (per esempio “arance tarocco”); l’origine (Paese e, volendo, zona di coltivazione); la categoria (I, II, Extra); gli eventuali additivi aggiunti per il trattamento della superficie (antimicrobici, lucidanti...). Per i prodotti già confezionati va anche riportato il peso netto.
La carta d’identità del pesce
Dal 2014 anche l’etichetta del pesce è molto migliorata e fornisce indicazioni chiare e utili. Prima tra tutte la denominazione commerciale e il nome scientifico della specie, poi se il pesce è fresco o congelato (nel caso anche la percentuale di glassatura), se è selvaggio o allevato e la sua zona di pesca (oggi va indicata per esteso, non con sigle e numeri).
L’origine della carne
L’etichetta va esposta sul vassoio o applicata sulla confezione. Per la carne bovina trovi l’indicazione dei Paesi dove l’animale è nato, è stato allevato e infine macellato. Se è sempre lo stesso e fa parte dell’Unione Europea, si può scrivere semplicemente: “origine: nome dello Stato membro”. Il consiglio è di preferire i prodotti italiani, perché il nostro sistema di controllo è il più valido della Ue. Dal 2015, l’etichetta di origine riguarda anche le carni di maiale, agnello e pollo.
I codici dell’uovo
Per le uova vanno indicate la categoria (A = fresche; Extra = freschissime), le dimensioni (S, M, L, XL, come le magliette) e ovviamente la scadenza. In più, su ogni uovo trovi un misterioso codice di numeri e lettere stampigliato sul guscio. La prima cifra è la più importante, perché indica il sistema di allevamento: 0 per quello biologico (da preferire), 1 per quello all’aperto, 2 per quello a terra e 3 per le galline allevate in gabbia.
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Articolo pubblicato sul n. 2 di Starbene in edicola dal 27 dicembre 2018