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Diete antitumore: fai attenzione alle bufale

Non esistono cibi miracolosi. Cosa puoi fare per non ammalarti lo spiegano qui alcuni esperti autorevoli. Che si sono riuniti a Milano

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Meglio puntare sui cavoli o sulla curcuma? Bacche di goji o di acai? Papaya fermentata o semi di canapa? Quali saranno i più potenti antitumorali? Nel dubbio, facciamo una scorpacciata di tutto...

Quanti alimenti-miracolo e super-diete capaci, secondo “le ultime ricerche”, di fermare il rischio di una malattia oncologica o addirittura di guarirla! Purtroppo, verità, errate interpretazioni di vere scoperte e bufale conclamate si mescolano e fanno breccia nella nostra preoccupazione per la salute e nel bisogno di speranza di tanti malati.

Per fare chiarezza, alcuni tra i più autorevoli istituti di ricerca e cura milanesi, che lavorano sul tema dell’alimentazione applicata all’oncologia, hanno di recente organizzato il convegno “A tavola per prevenire, a tavola per guarire”. Ecco i punti fermi degli esperti.


Esistono cibi anticancro?

«Nessun alimento, da solo, è in grado di proteggerci da una patologia multifattoriale come un tumore: spolverizzare di curcuma i nostri piatti tradizionali peggiora il loro sapore ed è inutile, perché i principi antiossidanti si attivano quando questo ingrediente è cotto, come nella cucina indiana», spiega Stefano Erzegovesi, nutrizionista e psichiatra, responsabile del Centro per i disturbi del comportamento alimentare dell’Ospedale San Raffaele.

Consumare alcuni cibi può contribuire alla prevenzione dei tumori, ma senza esagerazioni e all’interno di diete bilanciate. Studi autorevoli hanno evidenziato, per esempio, che il consumo di agrumi ha un ruolo protettivo contro il cancro allo stomaco; quello di cavoli, broccoli & Co. difende dallo sviluppo tumorale in generale, mentre i vegetali ricchi di betacarotene (carote, spinaci, meloni) sono utili contro il cancro del polmone. Il ruolo protettivo del pomodoro sulla prostata è probabile, ma non definitivamente dimostrato.


È vero che carni e latticini favoriscono i tumori?

«Una delle conoscenze più consolidate è la relazione fra consumo di carni rosse, in particolare salumi e insaccati, e l’incidenza di tumore dell’intestino», avverte il dottor Franco Berrino, medico, epidemiologo e a lungo direttore del Dipartimento di Medicina preventiva e predittiva all’Istituto nazionale tumori, che ha realizzato molti studi per comprendere il legame tra tumori e stili di vita, scelte alimentari in primis.

«Il ruolo del latte e dei formaggi è molto controverso: per la sua ricchezza di calcio protegge l’intestino, ma c’è un sospetto che, in eccesso, il latte sia associato ai tumori dell’ovaio e della prostata», spiega il dottor Erzegovesi.


Le diete di zuccheri sono pericolosi?

«Una dieta ad alto indice glicemico (con molti zuccheri, farine raffinate, amidi subito digeribili), ricca di grassi saturi (in carni rosse e latticini) e povera di alimenti integrali è alla base dell’insulino-resistenza e della sindrome metabolica. La conseguente iperinsulinemia aumenta la disponibilità di fattori di crescita (IGF-I) che promuovono lo sviluppo delle cellule cancerose e degli ormoni sessuali, e quindi la formazione di tumori ormonodipendenti», spiega Patrizia Pasanisi, nutrizionista della struttura Epidemiologia e prevenzione dell’Istituto nazionale tumori.

«L’insulino-resistenza si associa anche all’aumento dei livelli di infiammazione che, a loro volta, favoriscono la comparsa e la progressione dei tumori. Buona parte dell’incidenza e della mortalità per il cancro e per altre malattie croniche potrebbe essere prevenuta con una moderata restrizione delle calorie e delle proteine, seguendo una dieta mediterranea o macrobiotica, e aumentando l’attività fisica», avverte la dottoressa Pasanisi.


Ma perché è tanto difficile resistere al cibo spazzatura?

«Il junk-food è cremoso, liscio, burroso. I piatti preferiti dai bambini (pizza, patatine, dolci, cotoletta, fritti) corrispondono all’esigenza dei nostri progenitori di avere cibo che fornisse energia di pronto utilizzo e privo di “ostacoli”, anche sensoriali. I cibi sani (frutta, verdura, legumi, cereali integrali, pesce) hanno una minore densità calorica e sapori più complessi, amari, sono fibrosi, devono essere masticati a lungo e risultano meno piacevoli. Ma spesso non sono graditi semplicemente perché cucinati male. Ed è impossibile seguire una dieta sana per più di qualche mese se non si riesce a renderla anche gustosa», osserva il dottor Erzegovesi.


Qual è, allora, la migliore dieta per prevenire il cancro?

«Secondo la revisione di tutti gli studi su alimentazione e cancro del World Cancer Research Fund, dobbiamo basare l’alimentazione quotidiana prevalentemente sui cibi di provenienza vegetale: cereali integrali, legumi, verdura e frutta», spiega Franco Berrino.

«L’effetto protettivo è dovuto soprattutto alla loro varietà, che ci assicura di assumere tante sostanze preziose senza eccessi: basti pensare ai casi di intossicazione di chi pensa di potenziare l’abbronzatura bevendo ogni giorno centrifugati di carote. Cerchiamo, per esempio, di mangiare almeno 5 verdure diverse alla settimana. La stagionalità non sembra così importante, ma io resto convinto che sia meglio privilegiare i cibi del luogo in cui viviamo, perché sono (anche da un punto di vista genetico) i più adatti a noi», conclude il dottor Berrino.


Il regime che “mima” il digiuno è efficace?

La diminuzione dell’apporto calorico causa un significativo aumento dell’aspettativa di vita.

«È stato dimostrato in laboratorio, ma è difficile proporlo alla popolazione», afferma Lucilla Titta, coordinatrice del progetto SmartFood (un programma di ricerca sul rapporto tra gli alimenti e la nostra salute) dell’Istituto europeo di oncologia. «Abbiamo però osservato, in diversi studi, che alcuni composti (il resveratrolo dell’uva, la fisetina delle fragole o la capsaicina del peperoncino) “mimano” il taglio delle calorie, che stimola i geni della longevità e inibisce quelli dell’invecchiamento. Si apre così la possibilità, per la ricerca, di individuare una dieta che simuli la restrizione calorica, apportandone gli stessi benefici».


Perché cominciare la prevenzione fin da piccoli?

Secondo Lelio Morricone, responsabile del Progetto “EAT-Alimentazione sostenibile” e direttore del Servizio di nutrizione clinica del Policlinico di San Donato (Milano), per fare “vera” prevenzione bisogna puntare sui giovanissimi: «Molte malattie sono attribuibili a comportamenti che si instaurano fin dall’infanzia, come l’eccessivo consumo di alimenti ipercalorici e poveri dal punto di vista nutrizionale (dolci, bibite, merendine, patatine, snack, salumi, cibi confezionati) e la ridotta attività fisica».

Il programma EAT, che punta a modificare le cattive abitudini, ha coinvolto finora oltre 5mila adolescenti tra gli 11 e i 15 anni. Risultati? «Un elevato consumo di frutta e verdura, riduzione di bibite con zuccheri aggiunti e di merendine, aumento significativo dell’attività fisica e del numero di passi giornalieri. Così la quota dei ragazzi in sovrappeso è scesa dal 25,5 al 17,6% e quella dei giovani obesi dal 9,2 al 6,8%».


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Articolo pubblicato sul n. 10 di Starbene in edicola dal 13/02/2018

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