Mangiare cibi meno acidi potrebbe aiutare a combattere alcuni tipi di tumori. O almeno così affermano i sostenitori della dieta alcalina, che prevede di ridurre o eliminare i cosiddetti alimenti acidi a favore di quelli alcalini, detti anche basici.
Secondo questa teoria, smentita però dagli esperti oncologi, con un’alimentazione mirata si potrebbe modificare il pH dei tessuti, migliorando lo stato di salute generale e contrastando alcune malattie, cancro compreso.
Ma cosa sono i cibi acidi e cosa c’entrano con il tumore? È davvero possibile modificare il pH e che conseguenze potrebbero esserci?
Cos'è la dieta alcalina e perché se ne parla
Della dieta alcalina si parla da diversi anni, ma di recente questo tipo di alimentazione è tornata sotto i riflettori, in particolare per le sue presunte potenzialità anti-tumorali.
Il primo a parlarne è stato Robert O. Young, naturopata statunitense autore di una serie di libri tra i quali il celebre pH Miracle (in Italia con il titolo Il miracolo del pH Alcalino) in cui spiega le sue convinzioni sulla guarigione olistica e uno stile di vita "alkalarian", ossia basato sui cibi alcalini. Le sue teorie, però, sono state al centro di controversie e procedimenti giudiziari, tanto che lo stesso Young nel 2016 ha subito una condanna per esercizio abusivo della professione medica.
Secondo il naturopata, assumendo determinati alimenti che riducono l’acidità del corpo, portando quindi il pH verso l’alcalinità, migliorerebbe lo stato di salute generale e si potrebbero combattere alcuni tipi di tumore. Ma in che modo e perché?
Il pH e i tumori: che legame
La premessa è che il nostro corpo ha un pH naturale, intorno a 7.4, e l’organismo è in grado di mantenere questo valore in equilibrio, senza farlo sbilanciare né verso l’acidità (sotto il valore di 7, che equivale a pH neutro, come quello dell’acqua distillata), né verso l’alcalinità (più vicina a 8 e superiore).
Allo stesso modo anche i cibi hanno un loro pH, che li rende più o meno acidi. L’idea di fondo della dieta alcalina è poter modificare il pH dei nostri tessuti introducendo una maggior quantità di alimenti alcalini. Il motivo è che alcuni tipi di tumore si svilupperebbero meglio in un ambiente acido.
«Le cellule di alcuni tipi di tumore sviluppano energia consumando ossigeno; in questo processo, che avviene velocemente, si formano dei composti acidi che corrodono l’organo originale, danneggiandolo», spiega Monica Germani, nutrizionista e dietista. Da qui l’ipotesi che, se si riuscisse a modificare il ciclo biologico di alcuni tumori, alcanizzando l’ambiente in cui si formano e sviluppano, si potrebbe contrastarne la crescita o persino la formazione. Farlo con una dieta, però, è impossibile.
La dieta può modificare il pH?
Alcalinizzare il pH non è facile e neppure consigliabile, dicono gli esperti, che sottolineano l'infondatezza scientifica di questa teoria.
«In una recente revisione della letteratura scientifica, ossia un’analisi degli articoli in cui gli scienziati hanno descritto i risultati di numerose ricerche, non è stata riscontrata alcuna evidenza che la dieta alcalina influenzi la formazione di un tumore o che possa curare un tumore già esistente», spiega l’Airc, l’Associazione per la Ricerca sul Cancro.
Gli stessi esperti, sul sito dell’Associazione, chiariscono: «Si è visto che particolari tipi di cellule tumorali coltivate in laboratorio crescono meglio in un ambiente acido. L’ambiente di laboratorio è tuttavia ben diverso dal corpo umano, il cui pH dovrebbe in teoria cambiare interamente per modificare il pH del microambiente in cui crescono le cellule malate».
Questo significa che, se anche fosse possibile alcalinizzare il sangue tramite l’alimentazione (cosa tutta da dimostrare), si avrebbe come effetto quello di andare incontro a un forte squilibrio e a serie conseguenze negative per la salute. «Quella della dieta alcalina ai fini anti-tumorali è una tesi senza fondamento. Si dovrebbe alcalinizzare il sangue, che però ha un range intorno a 7.4 di pH: se lo si modifica, anche di poco, si innescano meccanismi di compensazione automatici perché l’alterazione del pH del sangue è potenzialmente letale», spiega Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista dell’Università Campus Biomedico di Roma.
Se si modificasse il pH «andremmo in alcalosi metabolica, una situazione che si verifica in alcune malattie e che richiede un immediato intervento medico perché può essere mortale», conferma l’Airc.
Perché non si può cambiare il pH
A livello generale, dunque, non è possibile alcalinizzare il sangue e i tessuti umani, modificando il pH naturale, se non rischiando conseguenze letali. E non è possibile farlo neanche a livello locale, nella sede dell’eventuale tumore, come invece suggeriscono i fautori della dieta alcalina.
«Se noi induciamo una forzatura nell’equilibrio del pH, per esempio con un inacidimento dell’organismo come avviene con le diete chetogeniche, il corpo cerca naturalmente di riportare il pH al valore di equilibrio, innescando una serie di reazioni biologiche e fisiologiche per tornare alla condizione di “ordine”. La stessa cosa avviene quando ci proviamo con la dieta alcalina: se il pH sale verso un valore di 8, il corpo tende a riassorbire le sostanze acide e rimodulare i fluidi tra le cellule per riportarlo a 7.4 o 7.5. Si tratta di una forzatura sempre controproducente per il corretto funzionamento dell’organismo», spiega Germani. Che aggiunge: «Si è anche cercato di ottenere lo stesso risultato con il bicarbonato, ma con conseguenze potenziali altrettanto dannose. Si è visto, infatti, che se questo è assunto per bocca non è sufficiente ad alzare il pH, men che meno nella sede locale del tumore; mentre una assunzione a livello endovenoso è molto pericolosa, perché si rischia nuovamente l’alcalosi metabolica».
La dieta alcalina: in cosa consiste
A prescindere dai millantanti e smentiti effetti anti-tumorali, in cosa consiste concretamente la dieta alcalina? «È un regime alimentare che, nel tentativo di alcalinizzare il pH, vorrebbe escludere i cibi acidi e aumentare quelli basici (o alcalini, appunto)», dice Germani.
«Rientrano nella prima categoria carne, pesce, uova, formaggi e alcol, mentre sono considerati basici frutta, verdura, legumi, frutta secca. Tra le verdure e frutta più alcaline ci sono i limoni, che diventano alcalini quando sono assunti (mentre avrebbero un pH acido prima di essere ingeriti), ceci, fagioli, piselli, lenticchie, fave. Anche l’acqua ha una sua alcalinità (quella distillata, per esempio, è neutra) I sostenitori della dieta alcalina prevedono quindi un’alimentazione con l’80% di cibi alcalini e il 20% di quelli acidi».
Le conseguenze dell’alimentazione alcalina
«La dieta alcalina non è considerata “terapica” da nessuno. Introdurre più cibi basici può avere un senso solo nel caso in cui si è scelta una dieta acida, ma solo sotto strettissimo controllo medico e allo scopo di aiutare il corpo a rientrare in condizioni fisiologiche» osserva Germani.
«L’alimentazione è importante, insieme allo stile di vita e ad altri fattori, nell’insorgenza di alcune patologie, ma nel caso dei tumori può essere un coadiuvante a una cura medica, solo a discrezione dell’oncologo, in funzione del tumore specifico e della terapia seguita. Per esempio, nei tumori di origine ormonale potrebbe avere senso ridurre gli alimenti che contengono ormoni, ma si tratta di valutazioni che vanno effettuate su casi specifici e categorie di patologie. Bisogna rispettare il corpo umano, che è una macchina perfetta, senza alterarne gli equilibri in modo arbitrario».
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