Il protagonista di tutti i dadi vegetali presi in considerazione è il sale: ne rappresenta oltre il 50% del peso. «Con una tazza da 250 ml di brodo arrivi ad assumerne più di 2,5 g, la metà della dose giornaliera consigliata dall’Organizzazione mondiale della sanità per non avere problemi di salute», afferma la dottoressa Diana Scatozza. «In cima alla mia classifica ho perciò messo i prodotti “meno” sapidi e quelli dalla ricetta più semplice». Quanto agli altri ingredienti...
La differenza sta nelle verdure
«Ho attribuito un voto alto all’elevata presenza di verdure e ortaggi (in 5 prodotti superava il 13%), basso a quella di grassi idrogenati (2 casi sui 12 analizzati)», esordisce il dottor Giorgio Donegani. «Non ho invece dato grande peso né al contenuto di glutammato (alle quote fornite dai dadi non fa male) né all’impiego di estratto di lievito (che svolge la stessa funzione), usati in tutti i prodotti con la sola eccezione di quello al miso. Nessun giudizio anche sull’utilizzo dello zucchero: perché la sua influenza sotto il profilo nutrizionale è minima, da 0 a 1,3 grammi in mezzo litro di brodo».
Aspetto, profumo e gusto: Ok se così...
«Ho poi considerato gli aspetti sensoriali. ll colore non deve essere troppo pallido né dipendere dall’aggiunta di coloranti. Ho valutato positivamente una certa torbidità e la presenza visibile di particelle di verdura», prosegue il nostro tecnologo alimentare. «Quanto al profumo, deve essere abbastanza intenso (si devono sentire gli ortaggi e le erbe aromatiche) e comunicare un’impressione di naturalezza e di equilibrio (per esempio non devono prevalere né il sedano né il glutammato). Anche il sapore deve essere deciso, non troppo salato o condizionato dagli esaltatori di sapidità, ricco di sfumature ed equilibrato. Infine, a proposito della palatabilità: un buon brodo non deve essere esageratamente acquoso, ma lasciare in bocca una sensazione di vellutato, senza risultare untuoso», conclude il nostro esperto.
I 4 DADI VEGETALI MIGLIORI:
Il nostro food lab: Giorgio Donegani tecnologo alimentare; Diana Scatozza medico dietologo
Articolo pubblicato sul n° 21 di Starbene, in edicola dall'8 maggio 2018