Schiariti e ondulati naturalmente da sole e mare, i capelli in vacanza sembrano più belli, più facili da trattare. Eppure i raggi UV, il vento, la salsedine e il cloro della piscina aggrediscono le chiome, rendendole sempre più secche, ribelli, facili a spezzarsi: un conto che si pagherà al rientro, se non si gioca d’anticipo.
«L’esposizione solare è un noto agente stressogeno per la pelle e per i capelli. I raggi ultravioletti sono, infatti, i principali responsabili della disidratazione e della perdita di morbidezza delle chiome. Se aggiungiamo la salsedine del mare o il cloro delle piscine, il risultato finale è l’effetto crespo della capigliatura», spiega la dottoressa Carolina Bussoletti, dermatologa Aideco ed esperta in tricologia.
«L’eccessiva fotoesposizione è la causa più frequente di deterioramento del fusto del capello, ovvero della parte esterna e visibile, composta principalmente da fibre di cheratina. I danni sono legati ai radicali liberi che vengono prodotti: comportano la degradazione e la perdita delle proteine dei capelli, prima su tutte la cheratina, nonché l’alterazione del loro pigmento, la melanina», precisa la dottoressa Bussoletti. Ecco perché a settembre ci si ritrova spesso con fusti sottili e fragili, dal colore spento o con riflessi indesiderati. «Senza contare che un’intensa esposizione solare può causare anche un aumento della perdita di capelli tipica del periodo autunnale (telogen effluvium stagionale)», sottolinea la dermatologa.
Utilizzare prodotti specifici in estate, per proteggere la capigliatura e riparare i danni fotoindotti, è quindi fondamentale: «Con i giusti cosmetici, è possibile preservare le cuticole, la parte più esterna del capello, e mantenere così l’integrità del fusto», sottolinea l’esperta. Quindi, ok a spray per le chiome con filtri UV di giorno e a una beauty routine che preveda shampoo delicati e idratanti la sera, abbinati a balsami districanti. Un paio di volte a settimana (anche tre se le lunghezze sono molto secche e trattate), vanno usate maschere restitutive da tenere in posa diversi minuti prima del risciacquo.
Insomma, il rito dell’impacco dopo lo shampoo serale aiuta a limitare i danni, preservare il colore e, con un po’ di costanza, ad avere capelli di seta tutto l’anno. Il mercato offre una scelta vasta di prodotti dalle diverse virtù e con le più diverse fasce di prezzo. Come orizzontarsi tra le tante possibilità? Noi abbiamo preso in esame 14 maschere per capelli danneggiati, preferendone 4.
Ecco con quali criteri le abbiamo selezionate.
Maschere per capelli: la formula
«Abbiamo considerato importante l’equilibrio degli attivi, che devono comprendere sì oli e burri vegetali dalle virtù emollienti, elasticizzanti e protettive, ma anche agenti condizionanti che inguainano le lunghezze e abbattono l’elettricità statica che porta i capelli ad arruffarsi. Se gli oli sono troppo abbondanti, infatti, le chiome ne saranno appesantite e il risultato finale non sarà soddisfacente», spiega Umberto Borellini, cosmetologo e docente presso diversi atenei.
«Una buona formula deve comprendere ingredienti come olio di semi di girasole, di lino, di mandorle, burro di karité o di muru muru, ma anche composti come il Behentrimonium o il Cetrimomium chloride, capaci di chiudere le cuticole che ricoprono i fusti facilitando la pettinabilità e prevenendo il crespo. Inoltre, perché la maschera abbia virtù riparatrici, è importante che contenga sostanze proteiche come collagene, peptidi o cheratina. In questo modo si crea un film protettivo che rende le squame più compatte: l’effetto elasticizzante e lucidante si accumula nel tempo perché inguaina il capello senza essere sciacquato via. La cheratina di origine vegetale si ottiene da aminoacidi e proteine di semi e legumi con procedimenti biotech. Nell’INCI (l’elenco degli ingredienti in ordine decrescente che tutti i cosmetici riportano per legge) la trovi come: wheat amino acid, glycine soja seed extract, hydrolyzed corn protein cioè aminoacidi del grano, estratto di semi di soia o proteine idrolizzate di granturco».
La cheratina classica, invece, è di derivazione animale (hydrolyzed keratin, keratin). In questo test comparativo, abbiamo preferito quelle maschere che comprendono sostanze antiossidanti come polifenoli e vitamina E. «Aiutano capelli e cuoio capelluto a difendersi dai radicali liberi generati dall’esposizione solare e dall’inquinamento ambientale, così come sostanze fortemente idratanti, come l’acido ialuronico e il pantenolo, rendono le maschere adatte a idratare anche il cuoio capelluto in caso di secchezza e desquamazione», precisa la dottoressa Bussoletti.
Maschere per capelli: la prova
Abbiamo applicato le maschere dopo la detersione con uno shampoo delicato adatto all’uso frequente. Abbiamo seguito le istruzioni indicate sulle confezioni e fatto attenzione a distribuire il prodotto su capelli già tamponati dall’eccesso di acqua, lasciando in posa per il tempo consigliato (dai 3 ai 5 minuti, in genere) e risciacquando le chiome con un getto finale di acqua fredda, per richiudere le cuticole.
Abbiamo poi considerato la facilità e la piacevolezza d’uso, il profumo, la consistenza e la funzionalità delle confezioni. Una volta asciugati i capelli abbiamo osservato il risultato in termini di morbidezza, pettinabilità, lucentezza. Infine, abbiamo valutato anche il rapporto qualità-prezzo. Alcune, pur gradevoli, avevano un costo eccessivo rispetto a formula e risultato finale, e per questo sono state scartate.
MASCHERE PER CAPELLI: LE MIGLIORI 4
Starbene Lab: Dottoressa Carolina Bussoletti, Dermatologa Aideco (Associazione italiana dermatologia e cosmetologia) ed esperta in tricologia; Umberto Borellini, Cosmetologo e docente presso diversi atenei; Laurence Donnini, Giornalista.