di Isabella Colombo
Per sapere che cosa stai davvero mangiando non basta che sulla confezione ci sia scritto “prodotto italiano” o “da agricoltura biologica”. Dovresti poter verificare come e dove sono stati lavorati gli ingredienti, chi ha coltivato le materie prime e con quali metodi. Ci sono aziende illuminate che hanno deciso di rendere pubbliche queste informazioni, per permettere ai consumatori di fare scelte consapevoli.
Lo strumento? L’etichetta trasparente pianesiana, un sistema ideato nel 1980 da Mario Pianesi, pioniere del macrobiotico in Italia, che oggi sta prendendo sempre più piede, suscitando l’interesse di aziende, come De Cecco. A breve nascerà un ente bilaterale, creato da Adiconsum e Associazione internazionale UPM (Un punto macrobiotico): si chiamerà Tracce e vi aderiranno le aziende virtuose, che adottano sistemi di etichettatura trasparente.
Che cos’è - La legge prevede che sulla confezione di ogni alimento siano riportati pochi dati, come l’origine del prodotto e la data di scadenza. «L’etichetta trasparente fornisce informazioni più dettagliate sulle caratteristiche degli ingredienti, come, per esempio, il metodo di coltivazione, di lavorazione e di trasformazione», spiega Lucia Mancini, economista agraria dell’Università Politecnica delle Marche ed esperta in filiere agroalimentari.
A che cosa serve - «Grazie alla trasparenza, i consumatori sanno esattamente che cosa acquistano», dice l’esperta. «E sono al riparo dalle frodi. Non solo. I cittadini diventano consapevoli anche degli effetti delle loro scelte sull’ambiente e sulla salute».
Chi la usa- Oggi l’etichetta pianesiana è adottata da 400 aziende italiane e certifica oltre 800 prodotti agroalimentari. Per esempio, Amadori per alcuni dei suoi polli, il cioccolato Vestri, Enulv e Una salvia 4, due aziende che distribuiscono prodotti alimentari in farmacia o nei punti macrobiotici.
LE INDICAZIONI
Località - Molti prodotti risultano italiani solo perché lavorati in Italia, anche se la materia prima viene dall’estero. Sull’etichetta pianesiana, invece, viene identificato esattamente il luogo di produzione.
Il sovescio - Sulle nuove etichette puoi trovare specificata questa pratica di concimazione naturale del terreno: indica che non sono stati usati trattamenti chimici.
Prezzo all’origine- La sostenibilità è anche sociale: un prezzo iniziale vicino a quello finale vuol dire rispetto per chi produce e chi consuma, senza troppe speculazioni di intermediari. Sulla nuova etichetta è indicato.
Numero di addetti - È segnalato per permettere di capire se si tratta di una grande azienda che pratica coltivazioni intensive o di una piccola realtà che, in genere, usa lavorazioni semplici.
Acqua ed energia - L’etichetta misura il grado di impatto ambientale, dichiarando o meno la quantità di acqua utilizzata, l’energia impiegata e la CO2 prodotta.
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Articolo pubblicato sul n. 47 di Starbene in edicola dal 10/11/2015