Ogni anno nel mondo si buttano via 1,3 miliardi di tonnellate di avanzi, pari a un terzo di tutto il cibo prodotto: quattro volte quanto servirebbe a nutrire quasi un miliardo di persone che soffrono la fame.
Questi sono gli sconcertanti dati del rapporto della FAO, cifre che dovrebbero far riflettere. Tradotte in denaro le perdite ammontano a quasi 680 miliardi di dollari nei Paesi industrializzati e a circa 310 miliardi di dollari per quelli in via di sviluppo.
Di fronte a chi non ha di che nutrirsi, c'è chi può permettersi di sprecare ogni giorno una quantità impressionante di cibo. Proprio per sensibilizzare in materia si celebra oggi, 5 febbraio 2014, la prima Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, istituita dal ministero dell’Ambiente per recuperare lo spreco alimentare ma soprattutto per prevenirlo.
Il Piano Nazionale di prevenzione dello spreco alimentare si prefigge entro il 2025 il dimezzamento dello sperpero che ogni anno tocca quasi 9 miliardi di euro, l'equivalente di due etti di cibo nella spazzatura a famiglia.
In linea con questi obiettivi i giovani salentini promotori del progetto "Dieta Med-Italiana", che invita ad avere un regime alimentare sano, ripropongono un loro personalissimo contributo ideato in occasione della Giornata dell'alimentazione: lo slogan è "Uno spreco al giorno leva il pianeta di torno", il sottotitolo recita "...perché spreco non fa rima con eco", mentre il poster raffigura il pianeta terra morso a metà come una mela.
Il peso ambientale di quello che sprechiamo dipende sia da quanto sprechiamo, sia da cosa sprechiamo perché ogni alimento ha una propria impronta ambientale che dipende dalla sua filiera di produzione: lo spreco di 1 kg di carne "costa" all’ambiente 10 volte la quantità di gas serra e di azoto reattivo richiesti da 1 kg di pasta. Lo spreco di 1 kg di manzo utilizza invano 594 litri di acqua blu a fronte dei 15 litri per lo stesso quantitativo di pasta. Pertanto, anche se i cereali rappresentano il 35% della massa di cibo tipicamente sprecato, mentre la carne, alimento più caro e pregiato, ne rappresenta il 12%, i loro impatti ambientali sono comunque elevati.