Il cuore batte un po’ più forte del solito. Tutta colpa del caffè? Spesso l’associazione tra caffeina e aritmia è immediato. In realtà non esiste un rapporto diretto tra i battiti poco armoniosi e il consumo di caffè. A stabilirlo è un recente studio dell’Institute for Scientific Information on Coffee (ISIC) che ha analizzato tutta la letteratura scientifica sino ad ora prodotta sul tema, arrivando alla conclusione che un consumo moderato di caffè (dalle tre alle cinque tazzine al giorno) non aumenterebbe l’incidenza di aritmia.
Battiti sotto controllo
La fibrillazione, il tipo di aritmia più comune per cui il cuore si contrae a un tasso molto elevato e in modo irregolare, colpisce l’1-2% della popolazione. Più di 6 milioni di europei soffrono di fibrillazione atriale ed è previsto che la diffusione di tale disfunzione possa raddoppiare nei prossimi 50 anni, un dato che riveste una particolare rilevanza se si tiene conto che almeno l’1% del budget sanitario annuale dei Paesi dell’Europa Occidentale viene investito nella gestione di questa malattia. Ma bere caffè quando si soffre di aritmia può far male? Lo studio ha permesso di escluderlo: analizzando i dati a disposizione è stato possibile infatti verificare che non c’è un rapporto diretto tra caffè e aritmia ma al contrario tra i bevitori di caffè è possibile rilevare una piccola ma significativa riduzione di tale rischio.
Fino a cinque tazzine al giorno
Possiamo quindi bere il caffè in tutta tranquillità, ma sempre con le dovute precauzioni. La prima e la più importante: non esagerare mai con il numero di tazzine; se si rimane tra le tre e le cinque durante la giornata non si corrono rischi per la salute. Per non far male al cuore poi il consumo di caffè è concesso a patto che rientri in uno stile di vita corretto; questo significa seguire un’alimentazione equilibrata e varia e fare moto con regolarità.