Mangiamo sulla scia dei ricordi. O meglio, decidiamo di mettere nel piatto i cibi che ci ricordano momenti piacevoli del passato e consuetudini familiari. A sostenerlo è uno studio pubblicato di recente sulla rivista scientifica Neuron e firmato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Basilea (Svizzera). Per arrivare a questa conclusione, gli scienziati hanno osservato – tramite una risonanza magnetica funzionale – che cosa è successo nel cervello dei volontari del test al momento di scegliere uno snack. Bene, nella gran parte di loro si attivava soprattutto l’area della memoria e, infatti, propendevano per lo spezza-fame che ricordavano meglio. «Si mangia sempre attraverso le emozioni», spiega la dottoressa Daniela Bavestrello, esperta in psicologia dell’alimentazione. «Queste, a tavola, agiscono su due fronti. Da una parte, si privilegiano i cibi che per calore, profumo, tatto, ci propongono flashback positivi della nostra vita; dall’altra andiamo a cercare quegli alimenti (i dolci, per esempio) che hanno un potere consolatorio, perché ci fanno rivivere le emozioni positive che in quel momento ci mancano». Della magia evocativa del cibo parla anche Brian Wansink, direttore del Food and Brand Lab alla Cornell University, che sottolinea anche un’altra differenza di genere tra i due sessi: mentre gli uomini preferiscono pasta e carne perché rievocano la mamma che passa la giornata a cucinare per i figli, nelle donne sono il cioccolato e le torte a coccolare la mente sulla spinta del ricordo di quanto è piacevoli prepararli.
Ma le reminiscenze fino a che punto possono guidare la nostra dieta? «Dipende da come la testa “lavora” le emozioni», riprende la dottoressa Bavestrello. «Se la traccia gustosa si associa a piatti equilibrati e sani dell’infanzia, questo è il mezzo migliore per fare scelte alimentari positive ed evitare di ingrassare da adulti». Non solo: come suggerisce una ricerca di Elisabeth Loftus dell’Università di Irvine, si può ingannare la memoria per modificare il nostro menu e perdere peso. La ricercatrice ci è riuscita, convincendo alcuni volontari che da piccoli erano stati male per colpa del consumo di uova. Morale: tutti si sono imposti di ridurre (o eliminare) gli alimenti a base di uova, gelato compreso. Girato al positivo: se si crede che da bambini andavamo pazzi per la verdura e la frutta, il gioco “mangia sano e light” è fatto!
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