Il modo in cui distribuiamo il cibo nel piatto e soprattutto la grandezza degli alimenti può fare la differenza. In particolare, piccoli pezzi danno la sensazione di aver mangiato di più, anche a parità di quantità. A dimostralo è uno studio cinese, che conferma quanto la mente possa influire sull’alimentazione e sulla dieta.
Lo studio cinese: il cibo a pezzi piccoli è meglio
I ricercatori della Shaanxi Normal University di Xi'an, in Cina, hanno condotto uno studio prendendo un campione di 34 persone dell’età media di 20 anni. A tutti sono state proposte 60 immagini di cioccolato in quantità variabile da 60 a 200 grammi, disposte in modo differente nel piatto e soprattutto in pezzi di diverse dimensioni. Per esempio, per una stessa quantità di 100 grammi, la tavoletta era presentata intera o tagliata e c’erano 6 foto nelle quali il cioccolato era presentato suddiviso tra 9 e 16 quadratini.
Ai partecipanti era richiesto di volta in volta di indovinare, senza conoscerla, l’esatta quantità di cioccolato. Come emerso dalla ricerca, pubblicata sulla rivista Food Quality and Preference, si è visto che le immagini con più pezzi di dolce erano ritenute più abbondanti rispetto a quelle che, pur avendone la stessa porzione in termini di peso, avevamo meno quadrati.
Il potere della mente nelle diete
Perché, dunque, la mente “sbaglia” e sovrastima il piatto con un maggior numero di pezzi, anche se più piccoli? «In verità alcune ricerche scientifiche avevano già evidenziato questo fenomeno dimostrando che la grandezza della porzione di cibo assunto ne influenza il consumo. Questi risultati implicano che possiamo regolare le dimensioni delle porzioni percepite dalle persone variando il numero unitario di alimenti, spingendo così gli individui a prendere decisioni più razionali sulla dimensione delle porzioni. In particolare, alcuni studi hanno dimostrato che quando la dimensione della porzione di cibo viene raddoppiata, il consumo aumenta del 35%», spiega il professor Luigi Schiavo, ricercatore e docente di Nutrizione Umana e Dietetica Applicata, Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria “Scuola Medica Salernitana”, Università degli Studi di Salerno.
Secondo i ricercatori cinesi, lo studio fornisce «indicazioni pratiche per ridurre il consumo» di cibo. La mente, quindi, può condizionare il senso di sazietà? «Si tratta di un fenomeno noto in letteratura scientifica come "effetto dimensione porzione". In particolare, alcuni studi hanno evidenziato che, variando le dimensioni delle porzioni di un dato cibo, il consumo di questo cibo cambierà inconsciamente. Si tratta di un escamotage che anche noi nutrizionisti utilizziamo spesso con i pazienti affetti da obesità consigliando, ai pasti, di utilizzare piatti più piccoli. Infatti in un piatto piccolo anche poco cibo sembra essere di più», chiarisce Schiavo, che è anche responsabile del Programma dipartimentale assistenziale universitario “Ambulatorio di Dietetica e Nutrizione” presso l’Università di Salerno.
Il precedente: il trucco del cosiddetto piatto rosso
Proprio sfruttando effetti inconsci tempo fa era stato condotto un altro studio che aveva portato ad affermare che mangiare in un piatto rosso induce a uno stato di allerta e pericolo, che porterebbe a mangiare meno.
Agire sulla mente, quindi, potrebbe aiutare a rendere più efficaci alcune strategie di dimagrimento? «In un certo senso sì, perché aumentando la dimensione percepita della porzione degli alimenti e sfruttando il meccanismo dell'effetto della dimensione della porzione possiamo aiutare le persone a ridurre l'assunzione del cibo e di conseguenza l’intake, dunque l’apporto complessivo, di calorie», spiega Schiavo. «In altre parole, possiamo fare in modo che le persone possano sentirsi soddisfatte consumando relativamente meno cibo».
Il consiglio in più: imparare a masticare
Ma esistono altri trucchi per aiutare a ridurre l’apporto calorico? «Un ulteriore importante consiglio è quello di allenarsi a una corretta masticazione – suggerisce l’esperto -. Infatti è stato dimostrato che esiste una correlazione tra masticazione e sazietà: in particolare chi mastica lentamente e quindi assapora il cibo con calma giunge a fine pasto più sazio ed appagato. A tal proposito, mi piace ricordare che i due cardini della dottrina della Scuola Medica Salernitana, in cui mi onoro di insegnare, “Equilibrio tra soma e psiche” e “Attenzione per l’aspetto nutrizionale nella cura delle malattie”, avevano, con qualche centennio di anticipo, notato la correlazione esistente tra mente e corpo. Un’ulteriore conferma viene dal “Regimen Sanitatis Salernitanum” (Regola sanitaria salernitana), trattato didattico del 1852 del medico ed autore salerniatano Salvatore De Renzi, che tra i vari consigli divulgava proprio la corretta masticazione (Prima digestio fit in ore), anticipando ciò che poi è stato ampiamente dimostrato dalla ricerca scientifica», conclude Schiavo.
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