Dal suo avvento la dieta chetogenica è uno dei regimi alimentari più in voga tra le star: l’hanno seguita dive come Halle Berry e Kim Kardashian e stelle dello sport tra cui i cestisti LeBron James e Kobe Bryant. E ora approda alla letteratura grazie al romanziere Luca Doninelli e al suo ultimo libro La dieta sono io, in cui racconta la sua vittoria sui (molti) chili di troppo ottenuta proprio grazie a questo metodo dimagrante.
«Ho perso 50 chili e sono uscito per sempre dal trip della dipendenza dal cibo. È stato come quando ci liberiamo di una persona che detestiamo, ma da cui non riusciamo a staccarci perché pensiamo di stimarla», racconta lo scrittore. Mentre per saperne di più sulla dieta chetogenica ecco le domande-chiave con le risposte dei nostri esperti.
Su cosa si basa questo metodo?
«Per ricavare il carburante necessario a svolgere tutte le sue funzioni, il nostro corpo utilizza principalmente il glucosio proveniente dai carboidrati.
La dieta chetogenica, riducendo drasticamente l’apporto di questi nutrienti e aumentando quello di lipidi, fa sì che il corpo trasformi invece in energia sia i grassi introdotti con l’alimentazione sia quelli di deposito», risponde Giulia Sturabotti, specialista in igiene e medicina preventiva a Roma.
«In più fa diminuire l’appetito, perché modifica la concentrazione degli ormoni leptina e grelina, da cui dipendono stimolo della fame e senso di sazietà».
Esiste una sola dieta chetogenica?
«In realtà negli anni è stata declinata in diverse versioni: fra le più note ci sono la Atkins e la Lchf (Low carb, high fat). Ma il meccanismo d’azione è lo stesso», spiega Sonia Bolognesi, biologa nutrizionista a Porto Sant’Elpidio (Fermo) e Osimo (Ancona).
I risultati sono definitivi?
«Rispetto ad altre diete dimagranti, la chetogenica ha un rischio molto basso di produrre il cosiddetto “effetto yo-yo” perché non intacca la massa magra, ovvero la muscolatura, ma anzi la incrementa grazie all’apporto di proteine di alto valore biologico. E i muscoli, per di più, aumentano l’efficienza metabolica», precisa la dottoressa Bolognesi.
«Tutto ciò a condizione che il regime dimagrante sia seguito correttamente e per un periodo di tempo adeguato, cioè non inferiore ai 14 giorni».
Cosa prevede il menu?
«Nelle versioni più restrittive e rigide i carboidrati devono costituire meno del 5% delle calorie e i lipidi l’87-90%. Il piano alimentare prevede grassi di origine vegetale, ricchi di Omega 3, 6 e 9, come quelli della frutta secca e dell’olio extravergine d’oliva, e altri di provenienza animale, che forniscono anche proteine di alto valore biologico.
Non mancano quindi il latte e i suoi derivati, in particolare i formaggi più grassi, come quelli stagionati, oltre alla carne, alle uova e al pesce, ottima fonte di acidi grassi polinsaturi. Un esempio? 160 g di pesce spada con 30 g di maionese, 5 g di capperi di Pantelleria e 5 g di lardo, poi 80 g di zucchine novelle con 30 g di olive nere, 15 g di olio extravergine d’oliva e 10 g di lecitina di soia», precisa la biologa nutrizionista.
Vista la peculiarità di questa dieta, raggiunto il peso desiderato ci sono delle regole da seguire per tornare a un’alimentazione normale?
«Sì. In sostanza, è indispensabile abbassare progressivamente il rapporto fra lipidi e carboidrati, passando dal 4:1 iniziale a 3:1, quindi a 2:1 e poi a 1:1, fino a tornare pian piano alla dieta consueta», chiarisce sempre la dottoressa Bolognesi.
Può essere seguita da tutti?
«Questa dieta è ok solo se si è in buona salute. È invece da evitare in caso di gravidanza, allattamento, insufficienza renale o epatica, diabete di tipo I e malattie cardiache. Questo perché lo smaltimento dei corpi chetonici può affaticare notevolmente il fegato e i reni. Sempre per questa ragione, anche in assenza di controindicazioni va sempre seguita dietro stretto controllo medico», mette in guardia la biologa nutrizionista.
Serve solo per dimagrire?
«In realtà la dieta chetogenica è nata ai primi del Novecento a scopo terapeutico: era infatti prescritta per controllare le forme di epilessia resistenti ai farmaci, essendo già noti allora gli effetti benefici dei corpi chetonici sul cervello. Un recente e autorevole studio americano ha invece dimostrato che questo regime alimentare ha un effetto euforizzante sul sistema nervoso centrale e migliora notevolmente la memoria a lungo termine.
Inoltre, è utile per alleviare l’emicrania e controllare il deficit dell’attenzione e l’iperattività nei bambini, come rivelato da uno studio del Telethon Institute of Child Health Care Research di Perth, in Australia, apparso sul Journal of Attention Disorders», chiude Giulia Sturabotti.
«Funziona perché all’inizio ti motiva»
Dopo aver provato senza successo altre diete, lo scrittore Luca Doninelli è approdato alla chetogenica, con cui ha perso 50 dei suoi 140 kg. La dieta sono io (La Nave di Teseo, 17 €) è il racconto dell’uscita dal tunnel e del ritorno alla vita, perché convivere con l’obesità vuol dire avere a che fare tutti i giorni con disturbi fisici e, soprattutto, con l’imbarazzo e il senso di inadeguatezza.
«Nelle fasi iniziali si perde velocemente tanto peso e questo è un forte incentivo ad andare avanti. Ho cominciato la dieta il 1° aprile del 2016 e a settembre avevo già smaltito 34 kg. Poi per un po’ di tempo, complice il Natale e qualche trasgressione di troppo, non ho fatto progressi. Nell’aprile del 2017, nel periodo del matrimonio di mia figlia, sono sceso a 100 chili e a metà del 2018 ho raggiunto l’obiettivo finale dei 90», racconta lo scrittore.
La vittoria sull’obesità è dunque una missione possibile? «Negli stessi mesi per il teatro ho ridotto I Miserabili di Victor Hugo da 1900 pagine a 90. È stato ben più faticoso tagliare l’incanto di quel testo che non il peso in eccesso!».
È anche antiage
Una ricerca americana pubblicata da Cell Metabolism ha evidenziato come la dieta chetogenica (che nell’organismo mima gli effetti del digiuno) sia in grado di modificare l’azione di alcuni geni da cui dipendono l’invecchiamento precoce e la degenerazione cellulare. Inoltre pare chei corpi chetonici (come il beta-idrossibutirrato) abbiano una funzione protettiva nei confronti dello stress ossidativo.
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Articolo pubblicato nel n° 18 di Starbene in edicola dal 16 aprile 2019