Dopo il periodo ricco e rilassante delle vacanze, il ritorno a casa è spesso traumatico. Ci sono le vecchie routine da ristabilire: la gestione degli impegni quotidiani, l’ufficio, la scuola dei figli. E la riconquista dei ritmi, come quello del sonno, talmente sballato che ci ritroviamo sveglie nelle ore più impensate e magari crolliamo nei momenti meno opportuni.
O quello dei pasti, dove ci immaginiamo già costrette a organizzare nuovamente tutto: cosa, dove, come e quando mangiare. Un insieme di compiti che, a guardarlo da lontano, sembra quasi impossibile da affrontare. E infatti, ancora prima del rientro effettivo, spesso è la sola idea di tutto il superlavoro che ci attende a mandarci in crisi. E a spingerci verso il cibo.
Prima di tornare, a volte addirittura quando potremmo goderci ancora due o tre giorni di completo relax, veniamo sopraffatte dall’ansia. E, proprio come se dovessimo fare scorta dei cibi delle vacanze, come se ogni cena fosse praticamente l’ultima, ecco la voglia del supplemento di frittura mista, la richiesta della fetta di pizza in più, o il desiderio di dolce, fino ad allora assecondato con il semplice gelato da passeggio, ora messo a tacere con un’ulteriore fetta di torta.
È un’intossicazione mentale, che ci assale già prima di fare i bagagli e rischia di rovinarci la fine delle ferie, e non solo il tanto temuto ritorno a casa. La fatica dei giorni che verranno sembra così presente e attuale, il pensiero degli impegni da affrontare si fa tanto pressante e imperante che, ancora prima di aver sperimentato il vero problema (il rientro), scatta il solito meccanismo: la fame.
Non quella sana e normale, che, probabilmente, abbiamo sentito durante la nostra vacanza. Fatta di passeggiate, di moto, di ritmi interessanti e coinvolgenti e, a un certo punto, del giusto appetito. No. Abbiamo un bisogno di cibo improvviso, senza motivo, senza nulla che lo giustifichi, a parte il nostro stato psicologico. Quello in cui precipitiamo, nel quale ci sentiamo prigioniere di una realtà solamente immaginata, e dalla quale conosciamo un unico modo per uscire: mettere qualcosa in bocca!
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