Le due famiglie di edulcoranti
Fra i dolcificanti occorre distinguere, innanzitutto, gli edulcoranti intensivi dai polioli. I primi comprendono principalmente aspartame, acesulfame K, saccarina, ciclamati e sucralosio: sono prodotti di sintesi e conferiscono a cibi e bevande cui sono aggiunti un gusto dolce praticamente a zero calorie (dolcificano da 30 a 500 volte più del saccarosio, lo zucchero comune).
«Rientrano in questo gruppo anche i derivati della stevia: provenienti dalla pianta omonima, sono però sottoposti a una complessa lavorazione industriale», precisa Poli. Puoi trovare gli edulcoranti intensivi sia in compresse, polvere o gocce da aggiungere al caffè o ad altre bevande al momento del consumo, sia nella maggior parte dei prodotti “senza zucchero”: oltre a caramelle e chewing-gum, anche bevande analcoliche, yogurt, marmellate. Sono sempre indicati in etichetta per nome o sigla e spesso in combinazione tra loro, per ottenere sapori più gradevoli (la stevia ha un retroquanto gusto di liquirizia, altri, come il ciclammato, sono più “metallici”).
I polioli (come xilitolo, mannitolo, sorbitolo), invece, sono edulcoranti naturali, hanno circa la metà delle calorie dello zucchero ma anche un più basso effetto dolcificante. Li trovi prevalentemente nelle caramelle e nei chewing gum. «In genere sono usati dalle aziende perché danno consistenza (alcuni anche perché riducono il rischio di carie) al prodotto ma non sono di grande aiuto nel tagliare in modo drastico le calorie», avverte il nutrizionista.