di Oscar Puntel
Sono stati fissati nuovi limiti, ancora più bassi, per i valori di colesterolo "cattivo" nel sangue. La raccomandazione arriva dalle nuove linee guida, presentate al congresso della Società Europea di Cardiologia tenutosi a Roma.
CHE COS'È IL COLESTEROLO "CATTIVO" E COME FUNZIONA
Partiamo da un concetto: il colesterolo è grasso indispensabile al nostro organismo, perché è un costituente delle membrane del nostre cellule. Ma quando diventa pericoloso per la nostra salute? «Per viaggiare nel nostro corpo utilizza delle proteine, andando a formare un nuovo complesso: le lipoproteine», ci spiega Rossella Marcucci, responsabile dell’unità operativa malattie aterotrombotiche dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze. «Le proteine, semplificando, diventano il mezzo di trasporto del colesterolo nel sangue. Sulla base della grandezza di questo speciale veicolo distinguiamo due tipi diversi di colesterolo: uno è LDL, acronimo di Low Density Lipoprotein, una lipoproteina a bassa intensità, che viaggia dal fegato alla periferia, ed è conosciuto come colesterolo cattivo perché nel suo percorso è come se questi veicoli scaricassero parte del loro colesterolo sulle pareti dei vasi sanguigni, determinando la formazione di placche arteriosclerotiche e quindi l’ostruzione dei vasi, causando malattie che vanno dall’infarto all’ictus. L’altro tipo di colesterolo è l’HDL (High Density Lipoprotein), conosciuto come colesterolo buono, che viaggia dalla periferia al fegato, dove poi viene metabolizzato e smaltito e non va a depositare nulla sui vasi sanguigni».
COSA DICONO LE NUOVE LINEE GUIDA
Tutte le indicazioni dicono intanto di controllare i due valori di LDL e HDL, piuttosto che osservare il livello globale di colesterolo nel sangue. «Ormai è stato dimostrato che tanto più basso è il colesterolo LDL, tanto minore è il rischio vascolare e che tanto più alto è il colesterolo HDL più alta è la protezione contro il rischio di questi eventi come ictus e infarti» specifica l’esperta. «I limiti di riferimento dell’LDL si sono però nel tempo progressivamente abbassati e devono essere collegati anche alla storia "clinica" di ogni persona. Se abbiamo un diabetico e che ha già avuto un infarto, l’LDL non deve superare i 70; se la persona è giovane con buon stile di vita e non soffre di particolari patologie può tranquillamente far riferimento a un limite di 160. Se invece la persona è ipertesa e fuma, non deve superare i 100 (valori che si esprimono in milligrammi per decilitro, ndr)».
Ci sono poi anche casi di ipercolesterolemia familiare: «Una patologia che si sospetta quando il valore è sopra i 190 mg/dl e nella famiglia ci sono casi di eventi cardiovascolari (infarti) in soggetti di giovani età (over 30). In questi casi vi è una alterazione genetica, che si trascina fra le generazioni, per cui vi è una produzione eccessiva di colesterolo cattivo. E a maggior ragione occorre intervenire».
COME CI SI REGOLA?
Il punto è proprio questo: come intervenire per ridurre e stare sotto i limiti consentiti? «Precisiamo che l’80% del LDL è prodotto dal fegato, ma il 20% lo assumiamo con l’alimentazione» dice la professoressa. «Il primo intervento è su uno stile di vita alimentare: quindi ridurne l’apporto nella dieta, tagliando uova, formaggi e insaccati e abbinando l’attività fisica, che invece moderatamente aumenta i livelli di "colesterolo buono". Se non dovesse bastare si procede con un intervento farmacologico. Oggi, abbiamo diversi farmaci che sono capaci di ridurre i livelli di "colesterolo cattivo": sono quelli che appartengono alle famiglie delle "statine" e si sono dimostrati molto efficaci. Da poco tempo è stata resa disponibile una nuova classe di farmaci, però molto costosa: gli anticorpi anti-PCSK9. Si tratta di un'iniezione sottocute una volta ogni 15 giorni. Gli studi hanno dimostrato che possono abbassare i livelli di LDL in maniera ancora più efficace. Stiamo aspettando le indicazione dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) sul piano terapeutico, cioè le condizioni per cui vanno prescritti».
30 agosto 2016
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