di Francesca Soccorsi
Articolo pubblicato sul n.39 di Starbene in edicola dal 15/09/2015
di Francesca Soccorsi
Alimenti freschi, preparati al momento, ancora meglio se biologici e a chilometro zero. Li abbiamo riscoperti in questi ultimi anni e ci piacciono. Molto. Questo non significa che dobbiamo voltare le spalle ai prodotti industriali, già pronti per l’uso. Tutt’altro.
Come ha scritto di recente la storica dell’alimentazione Rachel Laudan sulla rivista americana Jacobin Magazine, questi cibi ci permettono una maggiore scelta. Di più: alcune tecniche di conservazione, come il sottovuoto o la surgelazione, ci danno la possibilità di averli sempre a disposizione senza intaccarne i principi nutritivi. Mentre l’uso di alcuni conservanti naturali (come gli antiossidanti) tiene alla larga i batteri alimentari senza rischi per la salute.
Insomma, demonizzare ciò che si trova sugli scaffali dei supermercati non è sempre corretto e non è utile. Impariamo, piuttosto, a scegliere i prodotti migliori.
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Tieni d’occhio questi ingredienti
Leggi sempre le etichette e controlla che nel prodotto non ci siano nitriti e nitrati (presenti soprattutto negli affettati). Si tratta di sostanze conservanti che, in quantità elevate, possono essere cancerogene. «Preferisci prosciutti e insaccati preparati solo con sale, anche se chiaramente non bisogna abusare nemmeno di questi», suggerisce il dottor Luca Speciani, medico e alimentarista.
«Evita anche i polifosfati (presenti negli affettati, nei formaggi spalmabili e nei budini). Sono additivi che servono a dare consistenza, “gonfiano” i prodotti che risultano così più ricchi di acqua e più poveri dal punto di vista nutrizionale».
Quanto ai grassi, l’olio extravergine d’oliva non ha rivali e viene utilizzato nei preparati migliori, ma anche il burro è una buona fonte lipidica. «Rinuncia, invece, ai cibi fatti con margarina e grassi idrogenati. L’etichetta dice genericamente “senza grassi idrogenati”? Non basta, bisogna sapere di quali lipidi si tratta (è obbligatorio dallo scorso dicembre). L’alimento infatti, potrebbe contenere oli di poco pregio (palma, colza) oppure emulsionanti degli acidi grassi, che per l’organismo sono altrettanto deleteri.
«No anche ai cibi in cui come conservante e correttore del gusto viene usato zucchero, per esempio alcune salse, e agli alimenti trattati con anidride solforosa, un additivo chimico spesso presente in hot dog, hamburger, gamberi, frutti di mare, sott’olio, frutta candita, usato per preservare il colore: può provocare allergie e riduce l’assorbimento intestinale delle vitamine del gruppo B», chiarisce l’esperto.
Punta sulle etichette “corte”
«Più il numero degli ingredienti è basso, più l’alimento è di qualità: quando la lista è molto lunga, infatti, il prodotto contiene additivi, come aromi, addensanti e conservanti», nota la dottoressa Barbara Beretta, tecnologo alimentare. I cibi migliori sono fatti con materie semplici, quelle che usi anche tu a casa. Al massimo possono includere un antiossidante naturale, come l’acido citrico, spesso presente, per esempio, nelle marmellate.
Attenzione ancora allo zucchero. «Le aziende “spalmano” nella lista uno stesso tipo di ingrediente con nomi diversi (elencati in ordine decrescente, in base alla quantità usata), così diventa meno visibile. In pratica, anziché usare solo zucchero comune, ricorrono anche a maltitolo, destrosio, aspartame», osserva Speciani. Ma anche questi sono zuccheri e se li sommi, ti accorgi che il totale è molto elevato.
Verifica la provenienza
Se per la carne fresca la legge impone di indicare la provenienza, e dunque non è difficile scegliere prodotti italiani, sottoposti a controlli molto rigidi, per quella dei preparati, cioè crocchette di pollo, polpette, ragù o ancora lasagne pronte, non sono previsti obblighi.
«Tuttavia,le aziende che utilizzano solo carne nostrana, ci tengono a farlo sapere e lo scrivono chiaramente sulla confezione. Ecco perché conviene preferire questi prodotti», spiega la dottoressa Beretta. Lo stesso vale per la gran parte dei cibi industriali per i quali non è obbligatorio indicare l’origine dei singoli ingredienti (dallo scorso dicembre non è più necessario nemmeno riportare sull’etichetta informazioni sullo stabilimento di provenienza o confezionamento della merce).
«Per la passata di pomodoro, invece, la legge prevede che venga specificata la zona d’origine dei vegetali, che devono essere rigorosamente freschi», sottolinea l’esperta. «Il ketchup e il concentrato, invece, sono spesso a base di preparati che arrivano dall’estero (in questo caso non esiste l’obbligo di segnalare la provenienza del pomodoro usato)». Ma le aziende che usano solo pomodori italiani lo riportano sulla confezione, perché è un indice di qualità.
Metti nel carrello i surgelati giusti
I cibi “sottozero” possono essere un’ottima scelta. Ma il consiglio è quello di puntare su alimenti semplici, come il minestrone oppure la verdura pulita e già pronta. La surgelazione permette di conservare a lungo i cibi, senza aggiungere additivi e conservanti. E siccome viene eseguita a poche ora dal raccolto, preserva quasi tutti i principi nutritivi di un alimento. «Questo non vale per i piatti pronti, però. Spesso per esaltare il sapore, le aziende aggiungono sale e glutammato oppure utilizzano grassi di bassa qualità», conclude il dottor Speciani.
Controlla le percentuali di nutrienti
«Da dicembre 2016 l’etichetta nutrizionale sarà obbligatoria per quasi tutti prodotti. Molti cibi confezionati la riportano già: contiene i dati che riguardano il valore energetico dell’alimento, ma anche la quantità di proteine, carboidrati, grassi e sale contenuti», spiega la dottoressa Beretta.
Sono tutte informazioni utili per scegliere il prodotto più adatto alle proprie esigenze. Leggila sempre con attenzione, però: in alcuni casi i nutrienti sono calcolati su 100 g o 100 ml di prodotto; in altri sulla singola porzione o sul pezzo. È importante quando bisogna confrontare due prodotti, per esempio, due scatolette di tonno o due confezioni di pane in cassetta.
Strategie antispreco
Hai trovato un cibo di qualità, ok. Ricorda, però che è meglio non portare a casa scorte esagerate. «A volte, la grande distribuzione, per politiche interne al punto vendita, propone offerte come il 3x2. Ma è meglio acquistare solo alimenti che siamo certi di consumare in breve tempo.
In questo modo mangeremo sempre prodotti più freschi. I cereali, per esempio, conservati a lungo negli ambienti umidi delle nostre cucine (e non nei locali dei supermercati dove la temperatura è controllata), possono sviluppare sostanze tossiche, anche se le confezioni non vengono aperte.
E le bevande alla frutta?
Succhi, nettari, aranciate... Spesso facciamo confusione. Ma qual è il prodotto migliore?
1 l succhi di frutta sono senz’altro da preferire. «Ottimi quelli costituiti da frutta al 100% e che non contengono zucchero aggiunto», dice Luca Speciani.
2 I nettari, definiti anche come “succo e polpa”, invece, sono una via intermedia. «Qui la frutta è presente al 50%, il resto è acqua zuccherata», afferma l’esperto.
3 Aranciate e limonate, infine, hanno il 12% di frutta e quasi sempre contengono additivi di ogni tipo, oltre ad anidride carbonica per ottenere le bollicine.
Articolo pubblicato sul n.39 di Starbene in edicola dal 15/09/2015
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