In primavera, anche la gastrite esce dal letargo invernale. Con la bella stagione, infatti, è piuttosto frequente che i problemi di stomaco tornino ad acuirsi: «L’aumento delle ore di luce stimola nell’organismo la produzione di cortisolo, il noto ormone dello stress, a cui il nostro sistema gastrointestinale è molto sensibile. Così, nei soggetti predisposti a questi disturbi, la sintomatologia può bussare nuovamente alla porta», commenta il dottor Alessandro Targhetta, specialista in Geriatria e Gerontologia, esperto in Omeopatia e Fitoterapia.
Attenzione, però: la gastrite non è solo una. A volte può presentarsi sotto mentite spoglie, attraverso sintomi apparentemente slegati dallo stomaco.
Tre forme possibili di gastriti
«La forma più tipica è quella caratterizzata da un dolore bruciante a livello addominale, specie a stomaco vuoto, accompagnato da un fastidioso rigurgito acido che risale nell’esofago e può raggiungere la gola, determinando bruciore localizzato, abbassamento della voce e una tosse stizzosa soprattutto dopo i pasti oppure in posizione sdraiata», specifica il dottor Targhetta.
Talvolta, questo reflusso è “doppio”: duodeno-gastrico (dovuto alla risalita della bile nel tratto digestivo superiore, fino allo stomaco) e gastro-esofageo (dove la bile raggiunge la bocca, in cui si avverte un sapore amaro).
«In altri casi, invece, la gastrite è ipoacida, contraddistinta cioè da una diminuzione dell’acidità nello stomaco, per cui la sintomatologia è rappresentata da gonfiore, senso di peso e cattiva digestione, nota come dispepsia».
Esistono poi situazioni atipiche in cui gli unici segni clinici sono mal di gola persistente, tosse e addirittura otiti, sinusiti, bronchiti e asma bronchiale: «In questi casi, i rigurgiti acidi dovuti al reflusso gastroesofageo non vengono avvertiti dal paziente, ma determinano un’infiammazione delle mucose orofaringee. Questa forma di gastrite viene quindi diagnosticata dall’otorinolaringoiatra anziché dal gastroenterologo».
La dieta anti-gastrite
Accanto all’eventuale terapia farmacologica, che può consistere nei tradizionali inibitori della pompa protonica oppure in alcuni antibiotici se dietro la gastrite c’è l’Helicobacter pylori, bisogna innanzitutto rivoluzionare la dieta quotidiana.
«Per prima cosa vanno eliminati i cibi acidi, come agrumi, pomodori, carni rosse, farine bianche o latticini, valutando anche eventuali intolleranze», suggerisce il dottor Targhetta. «Al di là della celiachia, infatti, esiste una particolare sensibilità al glutine, detta gluten sensitivity, dove questo complesso di proteine può essere mal digerito e rischia di aumentare l’acidità gastrica. Meglio indagare anche in questa direzione con lo specialista, in modo da valutare in maniera personalizzata cosa portare in tavola».
Un altro consiglio, stavolta valido per tutti, è “disobbedire” alla consueta distribuzione giornaliera dei pasti: «Di norma si consumano i carboidrati a pranzo e le proteine a cena, mentre l’ordine va invertito. I secondi di carne o pesce richiedono una digestione molto lunga, superando spesso le quattro ore, per cui non dovrebbero mai essere collocati in fondo alla giornata da chi soffre di gastrite e dispepsia. In caso contrario, non è raro risvegliarsi intorno alle 2-3 di notte, quando subentra una sorta di “insonnia digestiva” che impedisce il riposo».
Altri consigli anti-gastrite? Consumare pasti piccoli e frequenti evitando il digiuno prolungato, non assumere brodi o minestre la sera perché l’assunzione di abbondanti quantità di liquidi favorisce il reflusso gastroesofageo, mangiare la frutta sempre lontano dai pasti.
Due piante che fanno bene contro la gastrite
Ci sono rimedi naturali che funzionano? Assolutamente sì. Nella gastrite acida, quella più tipica e diffusa, sono utili le gemme di Ficus carica, una pianta subtropicale con diverse proprietà benefiche: l’estratto, assunto prima dei pasti principali per almeno due mesi, aiuta a regolarizzare le contrazioni involontarie della muscolatura liscia dello stomaco (peristalsi), riduce l’acidità e agisce anche sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, il sistema centrale di risposta allo stress, implicato nella somatizzazione sul corpo dei vari disagi psicologici.
«Nella gastrite ipoacida, invece, il fastidioso senso di gonfiore e pesantezza può trovare sollievo grazie al Calamo aromatico, una pianta spontanea che “sgonfia” e favorisce la digestione», suggerisce il dottor Targhetta. «Esistono inoltre dei gel a base di calendula e acido ialuronico da assumere prima di mettersi a letto: aderendo alla mucosa esofagea, la proteggono dall’aggressione dell’acido gastrico».
E in fase acuta, invece? «Come rimedio di emergenza si possono utilizzare delle compresse masticabili che contengono sali basici, come bicarbonato di potassio, calcio citrato, magnesio citrato e sodio alginato, solitamente addizionati con piante antinfiammatorie come liquirizia, melissa, tiglio o finocchio».
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