Giulia Elettra Gorietti: «Penso positivo. E credo nelle donne»

Un film importante uscito lo scorso febbraio, una figlia “sognata”, tanti ideali di indipendenza e sorellanza. La giovane attrice romana ci racconta perché e come guarda alla vita e pensa in modo positivo



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Ha le idee chiare su se stessa e sulla vita l'attrice Giulia Elettra Gorietti. Nata a Roma 32 anni fa, madre della piccola Violante, esordisce sul grande schermo da adolescente (2003) nel film di Paolo Virzì Caterina va in città. Nella sua ultima prova ha sostenuto il ruolo di coprotagonista inLei mi parla ancora di Pupi Avati, uscito su Sky Cinema lo scorso 8 ottobre, dove interpreta la parte di una giovane donna, Marta. 

«Un po’ le assomiglio: giovane sì, spensierata anche ma che non fa sconti di verità al suo lui quando ci vuole». A dare spessore, e non solo artistico, alla bella attrice c’è una grande passione per la recitazione, unita a una tempra indipendente e volitiva. Alla costante ricerca di un buon equilibrio psicofisico, tra meditazione e Pilates, che condivide con migliaia di followers su Instagram. Pillole di benessere personale, a tutto tondo, che Giulia racconta a Starbene.


Dopo tanti ruoli da ragazzina, nel tuo ultimo lavoro hai fatto la parte di una giovane donna. Quando è avvenuto, per te, il salto?

Difficile dirlo con esattezza, in fondo mi sono sempre sentita una ”piccolagrande” dal momento che ho iniziato a lavorare a 14 anni. Dopo il diploma, avrei potuto continuare a guardare al cinema come hobby. Invece, ho sentito la necessità di uscire di casa e di fare della mia passione il mio lavoro a tempo pieno, anche perché mi piaceva essere indipendente. In qualche maniera, ho scelto io di diventare presto donna. Comunque, se vogliamo trovare una data di maturità, da quando è nata mia figlia Violante mi sento molto più donna. Una donna, che conserva aspetti “infantili”: ancora vedo il mondo con gli occhi del romanticismo, dell’idealismo.


Cosa è cambiato con la maternità?

Quando la bambina ha iniziato a interagire con me e il resto del mondo, ho capito che ero entrata in una dimensione diversa. A un anno di vita di Violante mi sono resa conto di che cosa voleva dire essere diventata madre. Per un aspetto fondamentale, soprattutto: non faccio più di qualsiasi problema una tragedia. Se vuoi essere mamma e anche lavorare, devi diventare pragmatica, concreta, altrimenti non ce la fai a superare piccoli o grandi problemi giornalieri. E poi la piccola mi ha risolto un piccolo vuoto che mi portavo dentro: quel velo di malinconia, di solitudine che rivestiva la mia vita – nonostante la famiglia, gli amici, gli amori, i film – adesso è scomparso. È come se avessi trovato un baricentro in me stessa.


Contenta che Violante “sia femmina”?

Avere una bambina era il mio sogno, perché sostengo da sempre la sorellanza: le donne sanno fare cerchio tra loro, si raccontano, si consigliano, fanno tesoro delle esperienze delle altre. Ora che mia figlia sta crescendo sono contenta di tramandarle il mio vissuto femminile. La complicità tra donne non ha uguali, ed è una bussola (e un appoggio solido) per la vita.


A proposito di femminilità: per te è immagine o personalità?

Credo che la femminilità s’identifichi in una testa, e non in un corpo creato a immagine e somiglianza dei canoni estetici imperanti. Neppure s’esaurisce solo nei ruoli tradizionalmente femminili, moglie e madre. Io mi sento una persona con tante sfaccettature, prima di tutto. La femminilità è una conseguenza.


Che rapporto hai con la bellezza?

Innegabile che mi piaccia essere in forma e vedermi bene, ma da qui a dare alla bellezza un’importanza a senso unico ne passa. Un corpo attraente fine a stesso non ha valore, è solo una forma di “schiavitù” maschilistica. Mi dispiace, però, che qualcuna non lo capisca e non si dia tutto il valore che si merita.


Una tua passione è il Pilates, cosa ci dici di positivo?

Da bambina ho fatto ginnastica ritmica agonistica, poi per tutta una serie di motivi – la fatica degli allenamenti, le pressioni delle gare, l’obbligo di rimanere sotto un certo peso – l’ho abbandonata e per anni ho avuto il rifiuto per lo sport. Anche perché i classici esercizi da palestra mi annoiano, e molto. Con il Pilates, invece, ho ritrovato una piacevole via di mezzo tra allenamento e riequilibrio mentale. Quando faccio una seduta entro in una dimensione meditativa, che mi fa scorrere velocemente il tempo e non sentire la fatica. Poi, apprezzo l’effetto di questa disciplina sul corpo: diventa armonico, flessibile, senza troppi muscoli. Per ultimo, il Pilates, insieme all’ozonoterapia, mi ha guarito da una brutta cervicale. L’anno scorso sono stata sei mesi a letto, ora non uso più un farmaco. Insomma, tra meditazione, Pilates e ozonoterapia – che poi uso anche come trattamento beauty per mantenere bella la pelle – sono rinata, sono un’altra Giulia.


Quanto conta l’amore nella tua vita?

Fondamentale, se è genuino. Quando l’ho intravisto nel mio attuale compagno (il calciatore Pietro Iemmello, attaccante del Frosinone ndr) mi ci sono buttata a capofitto e dopo quattro mesi aspettavo una figlia da lui, senza farmi condizionare da troppi “se” e “ma”. In fondo, mi sono detta tra me e me, che senso ha una vita anche ricca di soddisfazioni professionali e personali se poi non riesci a condividerla con qualcuno di veramente importante per te?


Ma il Coronavirus, con i suoi annessi e connessi “drammatici”, ha fermato il tuo ottimismo e la tua vitalità?

Io “penso positivo”, o almeno ci provo. In fondo, anche in questo momento così difficile per tutti bisognerebbe cercare dentro di noi uno spazio di gioia e di vitalità e attaccarsi a quest’angolo splendente. Anche nei momenti più bui, tutti abbiamo nelle nostre giornate qualcosa di bello, di buono per cui sentirci grati alla vita. Rincorrere quella luce, seppure piccola, può muovere il mondo. Almeno per me.



Vai con la meditazione

«Da quando faccio meditazione tutti i giorni, mi si è aperta una nuova vita», dice Giulia. «Ho scoperto il pensiero positivo di Louise Hay, e non lo abbandono più. È una filosofia che mi dà un bel vantaggio: come tutti, anch’io ho pensieri negativi ma non mi faccio più intossicare: se arrivano, ho allenato la mia mente a trovarne di nuovi, più sani, che mi danno l’energia per affrontare giornate anche complicate. E con l’anima serena, il corpo lavora bene».



Articolo pubblicato sul n° 3 di Starbene in edicola e digitale dal 16 febbraio 2021



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