Vincitore del Festival con la canzone Due vite, a Sanremo Marco Mengoni ha portato alla ribalta anche un problema sempre più diffuso, soprattutto tra gli adolescenti, il dismorfismo. La star ha infatti dichiarato di averne sofferto: sì proprio lui, ammirato per il suo fascino da milioni di persone.
Il disturbo infatti altera la percezione che ciascuno ha di se stesso e della propria immagine, tanto che lo specchio diventa un nemico perché riflette difetti, in realtà poco appariscenti o addirittura inesistenti, che generano ansia e comportamenti ossessivi. Come ci spiega la dottoressa Cecilia Riscaldone, psicologa e psicoterapeuta a Casale Monferrato (AL). Secondo recenti stime, inoltre, la pandemia ha fatto registrare un aumento di casi, del 40-50%, tra i ragazzi e le ragazze tra i 14 e i 15 anni.
Dismorfismo, un'ossessione che porta a evitare lo sguardo altrui
«La presunta imperfezione fisica provoca una preoccupazione esagerata. Diventa un pensiero fisso, che compromette la vita quotidiana», spiega l’esperta. «Il dismorfismo si concentra prevalentemente sul viso, può interessare la forma del naso, la pelle, il taglio degli occhi, l’allineamento o il colore dei denti e la linea delle labbra».
Una percezione distorta che va al di là dell’insoddisfazione verso quella parte del corpo che “non ci piace” e che, più o meno, accettiamo o con cui veniamo a patti. «Quando è patologica genera gesti compulsivi e ripetuti come guardarsi costantemente allo specchio o, al contrario evitarlo, oppure ricorrere al trucco eccessivo per mascherare ciò che viene ritenuta un’imperfezione».
Marco Mengoni ha raccontato che, da ragazzo, teneva i capelli molto lunghi, a coprirgli il viso, quasi, secondo la psicologa, «a voler nascondere anche emozioni e stati d’animo. Nei soggetti molto giovani, il disagio può diventare così importante da avere un impatto sulla vita sociale. Ci si isola, per evitare lo sguardo degli altri. In genere, è la punta dell’iceberg di una sofferenza psicologica più profonda, che riguarda la sfera della personalità e quella affettiva».
Il dismorfismo è poi associato ai disturbi del comportamento alimentare, come l’anoressia, quando l’immagine distorta riguarda tutto il corpo e il suo peso. Con le gravi conseguenze che comporta.
Il dismorfismo colpisce anche i pre adolescenti
«Tra gli 11 e i 14 anni c’è un cambiamento fisico oggettivo e la mente deve adattarsi e creare una nuova immagine di sé. Il disagio è fisiologico ma, nei più fragili, magari vittime di critiche o prese in giro dai coetanei, il corpo che evolve verso l’età adulta rischia di essere vissuto in modo traumatico. Tra le cause può esserci anche uno stile educativo, da parte dei genitori, improntato al perfezionismo», sottolinea la dottoressa Riscaldone.
«Quella che viene interiorizzata è l’idea “valgo solo se sono perfetto”; da parte della famiglia manca quindi l’accettazione delle debolezze, l’accoglienza di fragilità anche emotive». In genere colpisce di più le ragazze, ma purtroppo è ormai diffusa anche tra i ragazzi. Nelle persone molto attente al proprio aspetto fisico nella definizione di se stessi, il dismorfismo del viso può manifestarsi anche in età più adulta. «Magari è rimasto latente nell’adolescenza, borderline rispetto al patologico, ma poi un evento traumatico può trasformare insoddisfazione e fragilità in ossessione. Può succedere, per esempio, a chi non accetta di invecchiare», sottolinea l’esperta.
Dismorfismo, dove trovare aiuto
Rientrando nella sfera dei disturbi ossessivo-compulsivi, legati all’ansia, la terapia indicata è quella cognitivo- comportamentale. «Lo psicoterapeuta lavora sui pensieri disfunzionali legati all’immagine corporea, riportando gradualmente il paziente davanti allo specchio e aiutandolo a esporsi al giudizio sociale, per confrontarsi poi sulle emozioni che si associano», spiega la psicologa.
Nei casi gravi, quando l’angoscia è invalidante, si interviene anche con gli antidepressivi. Sarà lo psicoterapeuta a valutare se è necessario il consulto con uno psichiatra, per la cura farmacologica.
Frequente tra ex obesi e chi si "ritocca"
Il dismorfismo si manifesta anche in chi è dimagrito molto e non riesce ad associare il riflesso nello specchio al proprio io, perché continua a pensarsi con il corpo di prima. «La mente, in una sorta di attivazione automatica, rimanda l’immagine precedente. Questi pazienti, infatti, sono seguiti da uno psicoterapeuta per ritrovarsi nella nuova versione di se stessi», sottolinea Cecilia Riscaldone, psicologa.
Vittime di dismorfismo anche le persone che si sottopongono a trattamenti di chirurgia estetica ripetuti, sviluppando una sorta di dipendenza dal ritocchino al viso.
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