Le borracce ci fanno risparmiare un sacco di plastica e vanno anche di moda. Sempre più colorate, accattivanti e griffate, sono state ribattezzate urban bottle dagli americani, “bottiglie urbane”, una definizione che suggerisce la loro praticità nella vita quotidiana. Ma a guastare la festa arriva un’indagine che l’Unione nazionale consumatori ha affidato a Euromedia Research, da cui emerge la scarsa consapevolezza degli italiani sull’utilizzo delle borracce: solo una persona su 4 sa che necessitano di manutenzione e l’81,7% degli utilizzatori le sceglie perché “più alla moda” rispetto alle bottiglie in PET, senza soffermarsi troppo sulle loro caratteristiche.
Peccato, però, che un recente studio del Dipartimento di Sanità pubblica e Malattie infettive dell’Università La Sapienza di Roma (commissionato da Fondazione Acqua) abbia dimostrato come la maggior parte delle borracce in commercio rilasci tracce di metalli pesanti e altri composti chimici. Con qualche insidia per la salute.
Borracce e materiali: come scegliere
«La nostra ricerca ha preso in esame venti borracce acquistate attraverso i più comuni canali di vendita, come il web o la grande distribuzione, spaziando fra alluminio, acciaio, plastica e silicone», racconta il professor Matteo Vitali, curatore dello studio e professore associato di Igiene alla Sapienza. «Abbiamo simulato un utilizzo di 28 giorni, riempiendole e svuotandole regolarmente con un’acqua demineralizzata, cioè priva di elementi, in modo da individuare chiaramente l’eventuale rilascio di sostanze estranee». Sono stati ricercati 40 diversi elementi chimici (come alluminio, ferro, rame, piombo, cadmio, cromo e cobalto), ma anche composti organici quali ftalati e bisfenolo A per quelle in plastica e silicone. «Il risultato? Nessuna traccia di composti organici nelle borracce di plastica e silicone, mentre in tutte abbiamo riscontrato elementi inorganici, come metalli, semimetalli e non metalli, soprattutto in quelle di alluminio e acciaio, con livelli variabili che possono dipendere sia dalla qualità del materiale sia dalle modalità di produzione».
Come tenere pulite le borracce
Nota positiva: nelle borracce esaminate ciascuno di questi elementi non superava i parametri chimici imposti per legge, in base al decreto legislativo 31/2001 sulle acque destinate al consumo umano. «Il problema, però, è che possono sommarsi a quelle eventualmente già presenti nell’acqua di rubinetto con il risco, per chi utilizza abitualmente le borracce, di oltrepassare facilmente le soglie considerate sicure per la salute», avverte Vitali.
«Senza contare poi il pericolo di alghe, funghi, muffe e batteri che, a contatto con l’umidità, crescono senza controllo e possono proliferare indisturbati». E allora che fare? Per prima cosa, è fondamentale curare la pulizia della borraccia: va lavata ogni giorno (evitando detergenti aggressivi e scovolini rigidi che possono graffiarla) e lasciarla asciugare capovolta e aperta, senza tappo.
«Meglio prediligere i modelli di borracce accompagnati da specifiche istruzioni per la corretta manutenzione: buona parte delle borracce in commercio ne sono sprovviste, quindi la loro presenza può essere sinonimo di qualità, perché frutto di specifici test», dice l’esperto. «È altrettanto raro trovare l’indicazione che attribuisca alla borraccia l’idoneità all’uso alimentare, che ha il simbolo della forchetta e del bicchiere stilizzati: al momento non esistono norme sulla commercializzazione di questi prodotti, dunque possiamo tutelarci acquistando quelli che riportano anche questo elemento».
Infine, cambiamo spesso l’acqua durante il giorno ed evitiamo l’utilizzo con altri liquidi, come tè, succhi di frutta o bibite gassate, perché l’eventuale cessione di elementi chimici potrebbe aumentare. «E in generale non utilizziamo le borracce da nuove: per la prima settimana, riempiamole e svuotiamole senza consumarne il contenuto, in modo da diminuire con il tempo la carica di elementi estranei», conclude Vitali.
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Articolo pubblicato sul n. 21 di Starbene in edicola ad agosto 2020