di Alessandra Montelli
Fino a qualche anno fa il diabete di tipo 2 era definito diabete dell'adulto (perché insorgeva dopo i 30 anni) o non-insulino-dipendente (perché il trattamento non prevedeva l'iniezione di insulina). Ma oggi queste due definizioni sono superate perché non rappresentano più in modo corretto le differenze tra i due tipi di diabete: anche il diabete di tipo 2 può insorgere nell'età infantile o adolescenziale, e nei casi più gravi è trattato non solo per via farmacalogica e dietetica, ma anche attraverso l'iniezione di insulina.
Che cos'è
Nel diabete di tipo 2 la secrezione dell’insulina è inadeguata.
Spesso i livelli di insulina sono molto alti, specialmente nelle fasi precoci della malattia, ma la resistenza insulinica a livello dei tessuti periferici e l’aumento della produzione di glucosio da parte del fegato rendono i livelli di insulina inadeguati a normalizzare i livelli di glicemia. La produzione di insulina successivamente cala, esacerbando ulteriormente l’iperglicemia.
La malattia di solito si sviluppa negli adulti e diventa più frequente con l’avanzare dell’età. I livelli di glicemia raggiungono valori post-prandiali più elevati negli anziani che negli adulti più giovani, specie dopo carichi di carboidrati e ritornano nella norma più lentamente, in parte a causa della maggiore quantità di grasso addominale accumulato e della riduzione della massa muscolare.
Valori
Il diabete è sospettato per la presenza di sintomi e segni tipici e confermato dalla misurazione della glicemia. Si fa dopo un digiuno di 8-12 ore (Fasting Plasma Glucose, glicemia basale a digiuno – FPG) oppure 2 ore dopo l’ingestione di una sostanza glucosata concentrata (Oral Glucose Tolerance Testing – OGTT).
I valori che indicano presenza di diabete sono:
- FPG > 126 (>7,0)
- OGTT > 200 (>11,1)
Si ha, invece, alterata regolazione del glucosio, quando:
- FPG è compreso tra 100 e 125
- OGTT è compreso 140-199
Le sigle, lo ricordiamo, significano: FPG = glicemia basale a digiuno;
OGTT = test di tolleranza al glucosio per via orale, glicemia a 2 ore.
Sintomi
I sintomi più comuni del diabete di tipo 2 sono quelli dell’iperglicemia: in primis frequenza di urinare e sensazione di sete intensa che possono progredire fino all’ipotensione e alla disidratazione.
Una disidratazione grave causa debolezza, spossatezza e alterazioni dello stato mentale. I sintomi si presentano in base alle oscillazioni della glicemia. A volte può comparire una sensazione di fame esagerata, soprattutto quando i valori della glicemia sono alti.
L’iperglicemia può inoltre causare dimagrimento, nausea e vomito, disturbi visivi e può predisporre alle infezioni batteriche o fungine.
Talvolta il diabete di tipo 2 può essere asintomatico e viene diagnosticato per caso in seguito a esami di routine.
Dieta
La dieta di solito è calibrata in base alle singole esigenze dei pazienti diabetici, i quali possono così controllare le oscillazioni dei valori della glicemia.
Di solito, il medico suggerisce di completare la visita specialistica (dal diabetologo o internista) ad una consulenza nutrizionistica che spieghi cosa mangiare e cosa evitare. In generale, chi soffre di diabete di tipo 2 deve seguire un'alimentazione a basso contenuto di acidi grassi saturi e colesterolo e con modeste quantità di carboidrati, preferibilmente provenienti da cereali integrali o ad alto contenuto di fibre.
Si consiglia, inoltre, di limitare l'introito calorico ma pur sempre di mangiare regolarmente: ciò aiuta a ridurre il peso, uno dei fattori spesso associati al diabete di tipo 2.
Per agevolare la scelta dei cibi consigliati per i diabetici, la FAND (Associazione Italiana Diabete) ha stilato delle linee guida dietetiche:
- è bene evitare: zuccheri raffinati, marmellate, dolci, salse e condimenti grassi come burro, lardo e margarine;
- si può consumare con moderazione: la frutta, facendo attenzione ai frutti più zuccherini (uva, banane, fichi, cachi, mandarini), prodotti da forno dietetici per diabetici, castagne, patate, mais, legumi (vanno consumati associati ai cereali);
- si può mangiare: verdura crudada e cotta, pesce, carboidrati complessi (pane, pasta, riso, fette biscottate) e cereali integrali, olio d’oliva, formaggi, affettati più magri (prosciutto cotto, crudo, bresaola, speck, arrosto di tacchino e pollo), carne sia rossa che bianca, latte e yogurt scremati.
(Fonte: Merck Manual of Diagnosis and Therapy)
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