ATC: J05AF10 | Descrizione tipo ricetta: RNRL - LIMITATIVA NON RIPETIB. |
Presenza Glutine:
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Classe 1: A | Forma farmaceutica: COMPRESSE RIVESTITE |
Presenza Lattosio:
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Trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite B (HBV) (vedere paragrafo 5.1) in adulti con: • malattia epatica compensata ed evidenza di replicazione virale attiva, livelli persistentemente elevati dell’alanina aminotransferasi sierica (ALT) ed evidenza istologica di infiammazione attiva e/o fibrosi • malattia epatica scompensata (vedere paragrafo 4.4) Sia per la malattia epatica compensata che scompensata, questa indicazione si basa su dati clinici in pazienti con infezione da virus dell’epatite B HBeAg positivi e HBeAg negativi mai trattati prima con nucleosidici. Per quanto riguarda i pazienti con epatite B refrattari alla lamivudina vedere i paragrafi 4.2, 4.4 e 5.1. Trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite B (HBV) in pazienti pediatrici da 2 fino a 18 anni di età, mai trattati prima con nucleosidici, con malattia epatica compensata che hanno evidenza di replicazione virale attiva e livelli persistentemente elevati dell’alanina aminotransferasi sierica (ALT) o evidenza istologica, da moderata a severa, di infiammazione attiva e/o fibrosi. Per quanto riguarda la decisione di iniziare il trattamento nei pazienti pediatrici, vedere paragrafi 4.2, 4.4 e 5.1
Scheda tecnica (RCP) Eccipienti:
Dal momento che entecavir viene eliminato soprattutto dal rene (vedere paragrafo 5.2), la co–somministrazione con medicinali che riducono la funzione renale o che competono per la secrezione tubulare attiva può aumentare le concentrazioni sieriche di ambedue i medicinali. A parte adefovir dipivoxil e tenofovir disoproxil fumarato, non sono stati valutati gli effetti della co–somministrazione di entecavir con medicinali che vengono eliminati per via renale o che interessano la funzione renale. I pazienti devono essere controllati attentamente per gli effetti indesiderati che possono insorgere durante la co–somministrazione di entecavir con tali medicinali. Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche tra entecavir e adefovir o tenofovir. Entecavir non è un substrato, un induttore o un inibitore degli enzimi del citocromo P450 (CYP450) (vedere paragrafo 5.2). Pertanto è improbabile che si verifichino con entecavir interazioni farmacologiche veicolate dal CYP450. Popolazione pediatrica Studi di interazione sono stati eseguiti solo negli adulti.
Scheda tecnica (RCP) Composizione:
Entecavir Teva 0,5 mg compresse rivestite con film Ogni compressa contiene 0,5 mg di entecavir (come monoidrato). Entecavir Teva 1 mg compresse rivestite con film Ogni compressa contiene 1 mg di entecavir (come monoidrato). Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Controindicazioni
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
Posologia
La terapia deve essere iniziata da un medico con esperienza nel trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite B. Posologia Malattia epatica compensata Pazienti mai trattati con nucleosidi: la dose raccomandata negli adulti è di 0,5 mg una volta al giorno, con o senza cibo. Pazienti refrattari alla lamivudina (cioè con evidenza di viremia durante il trattamento con lamivudina o con la presenza di mutazioni che conferiscono resistenza alla lamivudina [LVDr]) (vedere paragrafi 4.4 e 5.1): la dose raccomandata negli adulti è di 1 mg una volta al giorno, da assumere a stomaco vuoto (più di 2 ore prima e più di 2 ore dopo un pasto) (vedere paragrafo 5.2). In presenza di mutazioni LVDr, l’uso combinato di entecavir più un secondo agente antivirale (che non mostri resistenza crociata con lamivudina o entecavir) deve essere preferito rispetto alla monoterapia con entecavir (vedere paragrafo 4.4). Malattia epatica scompensata La dose raccomandata per pazienti adulti con malattia epatica scompensata è di 1 mg una volta al giorno da assumere a stomaco vuoto (più di 2 ore prima e più di 2 ore dopo un pasto) (vedere paragrafo 5.2). Per quanto riguarda i pazienti con epatite B refrattari alla lamivudina, vedere paragrafi 4.4 e 5.1. Durata della terapia La durata ottimale del trattamento non è nota. L’interruzione del trattamento può essere presa in considerazione nei casi seguenti: • in pazienti adulti HBeAg positivi, il trattamento deve essere continuato almeno fino a 12 mesi dopo il raggiungimento della sieroconversione dell’HBe (perdita dell’HBeAg e negativizzazione dell’HBV DNA con comparsa di anti HBe in 2 misurazioni sieriche consecutive ripetute ad almeno 3 – 6 mesi di distanza) o fino a sieroconversione dell’HBs o fino a che risulti efficace (vedere paragrafo 4.4.). • in pazienti adulti HBeAg negativi, il trattamento deve essere continuato almeno fino alla sieroconversione dell’HBs o fino a che risulti efficace. Nei trattamenti prolungati per più di 2 anni si raccomanda una valutazione periodica per confermare che la continuazione della terapia scelta rimanga adatta per il paziente. In pazienti con malattia epatica scompensata o cirrosi, l’interruzione del trattamento non è raccomandata. Popolazione pediatrica Per il dosaggio appropriato nella popolazione pediatrica sono disponibili Entecavir Teva 0,5 mg compresse rivestite con film, e per dosaggi minori di 0,5 mg può essere disponibile una soluzione orale. La decisione di trattare pazienti pediatrici deve essere basata su un’attenta considerazione delle esigenze individuali del paziente e riferendosi alle attuali linee guida di trattamento pediatriche compreso il valore delle informazioni istologiche di base. Con il proseguimento della terapia, i vantaggi della soppressione virologica a lungo termine devono essere valutati considerando il rischio associati al trattamento prolungato, compresa la comparsa di resistenza del virus dell’epatite B. I livelli dell’alanina aminotransferasi sierica (ALT) devono essere persistentemente elevati per almeno 6 mesi prima del trattamento nei pazienti pediatrici con malattia epatica compensata dovuta a epatite B cronica con HBeAg positivo e per almeno 12 mesi nei pazienti con infezione e HBeAg negativo. Nei pazienti pediatrici con peso corporeo di almeno 32,6 kg deve essere somministrata una dose giornaliera di una compressa da 0,5 mg, con o senza cibo. Una soluzione orale può essere disponibile per pazienti di peso corporeo inferiore a 32,6 kg. Durata della terapia nei pazienti pediatrici La durata ottimale del trattamento non è nota. In accordo con le attuali linee guida pediatriche, l’interruzione del trattamento può essere presa in considerazione nei seguenti casi: • in pazienti pediatrici HBeAg positivi, il trattamento deve essere continuato per almeno 12 mesi dopo il raggiungimento della scomparsa di HBV DNA e della sieroconversione dell’HBeAg (perdita dell’HBeAg e comparsa di anti HBe in 2 misurazioni sieriche consecutive ripetute ad almeno 3 – 6 mesi di distanza) o fino a sieroconversione dell’HBs o fino a che risulti efficace. I livelli dell’alanina aminotransferasi sierica (ALT) e dell’HBV DNA devono essere controllati regolarmente dopo l’interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.4). • in pazienti pediatrici HBeAg negativi, il trattamento deve essere continuato almeno fino alla sieroconversione dell’HBs o fino a che risulti efficace. La farmacocinetica nei pazienti pediatrici con danno renale o compromissione epatica non è stata studiata. Anziani: non è richiesto alcun aggiustamento della dose in base all’età. La dose deve essere aggiustata in accordo alla funzione renale del paziente (vedere le raccomandazioni per il dosaggio nel danno renale e paragrafo 5.2) Sesso ed etnia: non sono richiesti aggiustamenti relativamente al sesso o all’etnia. Danno renale: la clearance dell’entecavir diminuisce con il diminuire della clearance della creatinina (vedere paragrafo 5.2). Si raccomanda l’aggiustamento del dosaggio nei pazienti con clearance della creatinina < 50 ml/min, compresi i pazienti in emodialisi o in dialisi peritoneale continua ambulatoriale (CAPD). Si raccomanda una riduzione della dose giornaliera, utilizzando entecavir soluzione orale, come descritto nella tabella. In alternativa, nel caso non sia disponibile la soluzione orale, il dosaggio può essere aggiustato aumentando l’intervallo tra le dosi, anch’esso descritto nella tabella. Le modifiche proposte per il dosaggio si basano sull’estrapolazione di dati limitati e la relativa sicurezza ed efficacia non sono state valutate clinicamente. Pertanto, la risposta virologica deve essere attentamente controllata.
Clearance della creatinina (ml/min) | Dosaggio di entecavir* | |
Pazienti mai trattati con nucleosidi | Pazienti refrattari alla lamivudina o con malattia epatica scompensata | |
≥ 50 | 0,5 mg una volta al giorno | 1 mg una volta al giorno |
30 – 49 | 0,25 mg una volta al giorno* o 0,5 mg ogni 48 ore | 0,5 mg una volta al giorno |
10 – 29 | 0,15 mg una volta al giorno* o 0,5 mg ogni 72 ore | 0,3 mg una volta al giorno* o 0,5 mg ogni 48 ore |
< 10 Emodialisi o CAPD** | 0,05 mg una volta al giorno* o 0,5 mg ogni 5–7 giorni | 0,1 mg una volta al giorno* o 0,5 mg ogni 72 ore |
Avvertenze e precauzioni
Danno renale: si raccomanda l’aggiustamento del dosaggio nei pazienti con danno renale (vedere paragrafo 4.2). Le modifiche proposte per il dosaggio si basano sull’estrapolazione di dati limitati e la relativa sicurezza ed efficacia non sono state valutate clinicamente. Pertanto, la risposta virologica deve essere attentamente controllata. Riacutizzazione dell’epatite: nell’epatite B cronica sono relativamente comuni le riacutizzazioni, caratterizzate da incrementi transitori delle ALT sieriche. Dopo l’inizio della terapia antivirale, in alcuni pazienti possono aumentare le ALT sieriche così come possono diminuire i livelli di HBV DNA (vedere paragrafo 4.8). Tra i pazienti trattati con entecavir, le riacutizzazioni durante il trattamento hanno avuto una mediana di insorgenza di 4 – 5 settimane. In pazienti con malattia epatica compensata, questi incrementi delle ALT sieriche generalmente non sono accompagnati da un aumento delle concentrazioni di bilirubina sierica o da scompenso epatico. I pazienti con malattia epatica in fase avanzata o cirrosi possono essere a più alto rischio di scompenso epatico a seguito di riacutizzazione dell’epatite, e quindi dovranno essere strettamente controllati durante la terapia. È stata riportata riacutizzazione acuta di epatite anche in pazienti che avevano interrotto la terapia per l’epatite B (vedere paragrafo 4.2). Le riacutizzazioni dopo trattamento sono di solito associate con l’innalzamento dell’HBV DNA, e la maggior parte di esse è risultata auto–limitante. Tuttavia, si sono osservate riacutizzazioni gravi, inclusi decessi. Tra i pazienti trattati con entecavir che non hanno mai ricevuto nucleosidi, le riacutizzazioni dopo trattamento hanno avuto una mediana di insorgenza di 23 – 24 settimane e la maggior parte è stata riscontrata in pazienti HBeAg negativi (vedere paragrafo 4.8). La funzionalità epatica deve essere controllata a intervalli ripetuti con esami clinici e di laboratorio almeno ogni 6 mesi dopo l’interruzione della terapia per l’epatite B. Se del caso, si può riprendere la terapia per l’epatite B. Pazienti con malattia epatica scompensata: è stata osservata un’alta percentuale di eventi avversi epatici gravi (indipendentemente dal nesso di causalità) in pazienti con malattia epatica scompensata, in particolare quelli con malattia Child–Turcotte–Pugh (CTP) di classe C, in confronto alle percentuali riscontrate in pazienti con funzionalità epatica compensata. Inoltre, pazienti con malattia epatica scompensata possono avere un rischio più elevato di acidosi lattica ed eventi avversi renali specifici come la sindrome epatorenale. Pertanto, i parametri clinici e di laboratorio devono essere strettamente monitorati in questa popolazione di pazienti (vedere anche paragrafi 4.8 e 5.1). Acidosi lattica ed epatomegalia grave con steatosi: con l’uso di analoghi nucleosidici è stata riportata insorgenza di acidosi lattica (in assenza di ipossiemia), a volte fatale, di solito associata a epatomegalia grave e a steatosi epatica. Dato che entecavir è un analogo nucleosidico, questo rischio non può essere escluso. Il trattamento con analoghi nucleosidici deve essere interrotto in caso di aumento dei livelli di aminotransferasi, di epatomegalia progressiva o di acidosi metabolica/lattica ad eziologia sconosciuta. Sintomi digestivi benigni, come nausea, vomito e dolore addominale, possono indicare sviluppo di acidosi lattica. Casi gravi, a volte con esito fatale, sono stati associati a pancreatite, insufficienza epatica/steatosi epatica, insufficienza renale e livelli elevati di acido lattico sierico. Si deve porre attenzione nel somministrare analoghi nucleosidici a pazienti (specialmente se donne obese) con epatomegalia, epatite o altri fattori di rischio noti per patologia epatica. Questi pazienti devono essere seguiti attentamente. Per differenziare gli incrementi delle aminotransferasi dovuti alla risposta al trattamento da quelli potenzialmente correlati all’acidosi lattica, i medici dovranno accertare che le variazioni delle ALT siano associate ad incrementi di altri marker di laboratorio dell’epatite B cronica. Resistenza e precauzioni particolari per pazienti refrattari alla lamivudina: mutazioni nella polimerasi dell’HBV che codificano per le sostituzioni associate a resistenza alla lamivudina possono condurre alla conseguente insorgenza di sostituzioni secondarie, incluse quelle associate a resistenza ad entecavir (ETVr). In una piccola percentuale di pazienti refrattari alla lamivudina, le mutazioni ETVr ai residui rtT184, rtS202 o rtM250 erano presenti al basale. Pazienti con HBV resistenti alla lamivudina sono ad alto rischio di sviluppare una successiva resistenza a entecavir rispetto a pazienti non resistenti alla lamivudina. La probabilità cumulativa di insorgenza di genotipi resistenti a entecavir dopo 1, 2, 3, 4 e 5 anni di trattamento in studi su pazienti refrattari a lamivudina è stata, rispettivamente, del 6%, 15%, 36%, 47% e 51%. La risposta virologica deve essere controllata frequentemente nella popolazione refrattaria alla lamivudina e devono essere effettuati appropriati test di resistenza. In pazienti con una risposta virologica subottimale dopo 24 settimane di trattamento con entecavir, si deve prendere in considerazione una modifica del trattamento (vedere paragrafi 4.5 e 5.1). Quando si inizia una terapia in pazienti con una storia documentata di HBV lamivudina–resistente, l’uso combinato di entecavir più un secondo agente antivirale (che non mostri resistenza crociata con lamivudina o entecavir) deve essere preferito rispetto alla monoterapia con entecavir. La pre–esistenza di HBV–lamivudina resistente è associata ad un aumento del rischio di successiva resistenza ad entecavir indipendentemente dal grado di malattia epatica; in pazienti con malattia epatica scompensata il breakthrough virologico può essere associato a complicazioni cliniche gravi della malattia epatica di base. Pertanto, in pazienti con malattia epatica scompensata e HBV lamivudina–resistente, l’uso combinato di entecavir più un secondo agente antivirale (che non mostri resistenza crociata con lamivudina o entecavir) deve essere preferito rispetto alla monoterapia con entecavir. Popolazione pediatrica: è stato osservato un minore tasso di risposta virologica (HBV DNA < 50 UI/ml) in pazienti pediatrici con HBV DNA basale ≥ 8.0 log10 UI/ml (vedere paragrafo 5.1). Entecavir deve essere usato in questi pazienti solo se i potenziali benefici giustificano i potenziali rischi nel bambino (ad es. resistenza). Poichè alcuni pazienti pediatrici possono richiedere un trattamento a lungo termine oppure il trattamento a vita dell’epatite B cronica attiva, deve essere tenuto in considerazione l’impatto di entecavir sulle future opzioni di trattamento. Trapianto di fegato: la funzione renale deve essere attentamente valutata prima e durante la terapia con entecavir nei trapiantati di fegato in terapia con ciclosporina o tacrolimus (vedere paragrafo 5.2). Co–infezione con epatite C o D: non ci sono dati sull’efficacia di entecavir in pazienti co–infetti dai virus dell’epatite C o D. Pazienti co–infetti da virus dell’immunodeficienza umana (HIV)/HBV non sottoposti contemporaneamente a terapia antiretrovirale: entecavir non è stato valutato in pazienti co–infetti da HIV/HBV non sottoposti contemporaneamente ad un efficace trattamento per l’HIV. È stata osservata insorgenza di resistenza all’HIV quando entecavir è stato usato per trattare l’infezione da epatite cronica B in pazienti con infezione da virus dell’HIV che non ricevevano terapia antiretrovirale altamente attiva (HAART) (vedere paragrafo 5.1). Pertanto, la terapia con entecavir non deve essere utilizzata per pazienti co–infetti da HIV/HBV che non siano in trattamento con HAART. Entecavir non è stato studiato per il trattamento dell’infezione da virus dell’HIV e non è raccomandato per quest’uso. Generali: i pazienti devono essere informati che la terapia con entecavir non ha dimostrato di essere in grado di ridurre il rischio di trasmissione dell’HBV e pertanto devono continuare ad essere adottate adeguate precauzioni.
Interazioni
Dal momento che entecavir viene eliminato soprattutto dal rene (vedere paragrafo 5.2), la co–somministrazione con medicinali che riducono la funzione renale o che competono per la secrezione tubulare attiva può aumentare le concentrazioni sieriche di ambedue i medicinali. A parte adefovir dipivoxil e tenofovir disoproxil fumarato, non sono stati valutati gli effetti della co–somministrazione di entecavir con medicinali che vengono eliminati per via renale o che interessano la funzione renale. I pazienti devono essere controllati attentamente per gli effetti indesiderati che possono insorgere durante la co–somministrazione di entecavir con tali medicinali. Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche tra entecavir e adefovir o tenofovir. Entecavir non è un substrato, un induttore o un inibitore degli enzimi del citocromo P450 (CYP450) (vedere paragrafo 5.2). Pertanto è improbabile che si verifichino con entecavir interazioni farmacologiche veicolate dal CYP450. Popolazione pediatrica Studi di interazione sono stati eseguiti solo negli adulti.
Effetti indesiderati
a. Riassunto del profilo di sicurezza In studi clinici su pazienti con malattia epatica compensata, le reazioni avverse più comuni di qualsiasi gravità e almeno possibilmente correlate ad entecavir sono state: cefalea (9%), affaticamento (6%), capogiro (4%) e nausea (3%). È stata riportata riacutizzazione dell’epatite durante e dopo interruzione della terapia con entecavir (vedere paragrafo 4.4 e c. Descrizione di reazioni avverse selezionate). b. Elenco delle reazioni avverse La valutazione delle reazioni avverse si basa sull’esperienza della sorveglianza postmarketing e su quattro studi clinici nei quali 1.720 pazienti con infezione da virus dell’epatite B cronica e malattia epatica compensata sono stati trattati in doppio cieco con entecavir (n = 862) o lamivudina (n = 858) fino a 107 settimane (vedere paragrafo 5.1). In questi studi, i profili di sicurezza, incluse le alterazioni dei parametri di laboratorio, sono risultati simili per entecavir 0,5 mg una volta al giorno (679 pazienti HBeAg positivi o negativi naïve ai nucleosidi e trattati per una mediana di 53 settimane), entecavir 1 mg una volta al giorno (183 pazienti refrattari alla lamivudina trattati per una mediana di 69 settimane) e lamivudina. Le reazioni avverse considerate almeno possibilmente correlate al trattamento con entecavir sono elencate per classificazione sistemica organica. La frequenza è definita come molto comune (≥ 1/10); comune (da ≥ 1/100 a < 1/10); non comune (da ≥ 1/1.000 a < 1/100); raro (da ≥ 1/10.000 a < 1/1.000). All’interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravità.
Disturbi del sistema immunitario | raro: reazione anafilattoide |
Disturbi psichiatrici | comune: insonnia |
Patologie del sistema nervoso | comune: cefalea, capogiro, sonnolenza |
Patologie gastrointestinali | comune: vomito, diarrea, nausea, dispepsia |
Patologie epatobiliari | comune: transaminasi aumentate |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: | non comune: eruzione cutanea, alopecia |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | comune: affaticamento |
Gravidanza e allattamento
Donne potenzialmente fertili Dato che i rischi potenziali per lo sviluppo del feto non sono conosciuti, le donne potenzialmente fertili devono fare uso di un contraccettivo efficace. Gravidanza Non vi sono studi adeguati riguardanti l’uso di entecavir in donne in gravidanza. Gli studi condotti su animali hanno evidenziato una tossicità riproduttiva ad alti dosaggi (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto. Entecavir Teva non deve essere usato durante la gravidanza, se non in caso di assoluta necessità. Non ci sono dati relativi agli effetti di entecavir sulla trasmissione dell’HBV dalla madre al neonato. Pertanto, si deve intervenire in modo appropriato per prevenire l’acquisizione neonatale dell’HBV. Allattamento Non è noto se entecavir venga escreto nel latte umano. I dati tossicologici disponibili negli animali hanno evidenziato escrezione di entecavir nel latte materno (per i dettagli vedere paragrafo 5.3). Non si possono escludere rischi per i bambini. L’allattamento al seno deve essere interrotto durante la terapia con Entecavir Teva. Fertilità Studi di tossicologia negli animali ai quali è stato somministrato entecavir non hanno mostrato evidenza di perdita di fertilità (vedere paragrafo 5.3).
Conservazione
Questo medicinale non richiede nessuna condizione particolare di conservazione.